Confine in bianco e nero
negli scatti di Santinelli

Si conclude il 10 luglio la suggestiva mostra di fotografie che raccontano alcuni decenni del Novecento tra Como e Chiasso. Guarda la fotogallery.

di Bernardino Marinoni


Campione d'Italia, elezione di Miss Universo. C'è un fotografo assiduo alle selezioni, talvolta regala un ritratto alle concorrenti; una di loro gli anticipa che, se non dovesse finire nella terna delle finaliste, l'organizzatore non scamperebbe a una torta in faccia.
<+tondo>Ma è squattrinata e il fotografo le anticipa i quattrini per "armarsi". In graduatoria la ragazza è quarta, la torta centra il bersaglio. È una foto esclusiva: ma Guido Santinelli, l'artefice, che ricorda l'episodio nelle pagine del catalogo della mostra ("Fotoreporter e collezionista in una città di confine", visitabile soltanto fino a domani nella Sala Diego Chiesa a Chiasso) che la città di Chiasso dedica ad una ormai cinquantennale attività di ardua classificazione - non più hobby, mai mestiere - certamente non è un paparazzo.
Il sostantivo, infatti, è bandito dai testi di Dalmazio Ambrosioni e Nicoletta Osanna Cavadini, curatori dell'esposizione che, pure, esibisce Raffaella Carrà in show, anni Ottanta, in un albergo chiassese, e in un altro c'è Ornella Muti - espatriata per ragioni di cuore - in un ritratto di perfetta immediatezza.
E non sarà un caso che per il venticinquesimo di matrimonio Rita Pavone e Teddy Reno affidino a Santinelli scatti che non saranno comunque d'occasione. Perché rispetto ai colleghi è un fotografo con quanto occorre di pazienza in più perché l'intuizione sia giusta e la foto colga la persona prima e più che il personaggio.
Succede anche quando l'obiettivo insiste sul ciabattino, il marronaio, il fabbro, una sezione delle immagini che rispecchia l'homo faber, intima natura di Santinelli fotografo e, fino a non tanti anni fa, regolarmente occupato in un'azienda del Mendrisiotto.
Cosa che non gli ha impedito di rispondere anche all'urgenza della cronaca: l'immagine di Enzo Tortora, allora inquisito, che passa il confine è un urlo del silenzio acuito dal nero e dal bianco che compongono, tutta, e non è certo riduttivo, la tavolozza dell'obiettivo del fotografo chiassese. Il quale della realtà di confine ha scorto il paradosso della mobilità cristallizzata nelle colonne di autovetture che disegnano il sinusoide delle alterne fortune del commercio di frontiera e dalle rotaie del transito di Chiasso, un fitto reticolo dove l'occhio di Santinelli trova il particolare delle erbe che cominciano a farsi strada tra le ruote di una locomotiva a riposo.
E, a proposito della conurbazione di Chiasso con Como, interpellato Santinelli evoca la frequentazione a Como del «signor Tria, ambulante di fototessere in piazza Cavour e grande appassionato di ritrattistica» cui lo accomunava il collezionismo di apparecchi fotografici.
Una raccolta (forse la maggiore tra quelle private in Svizzera) da meritarsi posto nel titolo e nella mostra. Ma questa è un'altra storia (d'amore).

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Eco di Bergamo SANTINELLI A CHIASSO