Cultura e Spettacoli
Lunedì 06 Agosto 2012
I giornali hanno futuro
Lo dice il guru di Yale
Al Festival di Zelbio, domenica, è passato uno dei più ascoltati esperti di "new media": è il milanese Francesco Casetti. La Provincia lo ha intervistato.
Nel campo dei media, parlare di rivoluzione è lecito. Lo è meno, invece, pensare che il presente stia inesorabilmente stritolando il passato con la forza dell'innovazione.
Per questo, nelle città del futuro, ci sarà spazio sia per le connessioni wi-fi, che consentiranno di collegarsi al resto del mondo da ogni angolo, sia per le abitudini di una volta, in primis guardare la tv e andare al cinema per riuscire a sognare ad occhi aperti.
È questo lo scenario immaginato da Francesco Casetti, docente di Humanities and Film Studies all'università di Yale, negli Stati Uniti (già semiologo di punta dell'Università Cattolica e autore di "Dentro lo sguardo", rivoluzionaria analisi del linguaggio delle inquadrature cinematografiche, Bompiani, 1986). Lo studioso ieri è stato protagonista al Festival "Zelbio Cult-Incontri d'autore" per tenere una lezione sulle prospettive della comunicazione in una società sempre più invasa dai cosiddetti new media, da Internet agli smartphone.
Professor Casetti, in un mondo sempre più globalizzato quale sarà l'evoluzione futura dei media?
Senza dubbio, tra i vari mezzi di comunicazione ci sarà sempre più convergenza, ma, al tempo stesso, anche molta divergenza. Mi spiego meglio: la mia idea è che, da una parte, il futuro ci regalerà uno scenario molto diverso da quello attuale, nel quale, per fare un esempio, la maggior parte delle persone, come prima azione quotidiana, aprirà Twitter, ma, dall'altra parte, i vecchi media manterranno il loro valore. In altre parole, ci sarà sempre bisogno di ascoltare racconti, di leggere il giornale e di entrare in un cinema per sognare ad occhi aperti.
Quindi, nonostante questa rivoluzione mediatica, il piccolo e il grande schermo avranno sempre un ruolo di primo piano?
Sì. Certo, la televisione non sarà più quella di una volta, perché oggi gli utenti hanno abitudini diverse, influenzate dall'utilizzo quotidiano di internet. Il suo ruolo, comunque, rimarrà importante. Stesso discorso per il cinema. Basti pensare all'evoluzione che ha avuto Hollywood in questi anni, trasformandosi da un modello di "Studios" in una comunità di un milione e mezzo di professionisti, tra produttori e sceneggiatori. Il grande schermo sarà un'industria sempre più complessa, nella quale si costruiranno contenuti che assumeranno diverse forme, ma questi contenuti partiranno sempre dall'idea di proporre al pubblico una narrazione.
Dunque, lei si immagina un futuro nel quale vecchio e nuovo convivranno in perfetta armonia...
Mi immagino una città caratterizzata dalla coesistenza di vari aspetti: da una parte le persone potranno andare in rete da ogni angolo e avranno sempre maggiore necessità di dialogo con le istituzioni, dall'altra parte, per fare solo un esempio, i vecchi bar continueranno ad esistere e la gente proseguirà a frequentarli e a guardarsi attorno come faceva in passato.
Ci sono differenze tra l'attuale panorama dei media italiano e quello d'oltreoceano?
L'evoluzione dei media è un fenomeno che coinvolge sia l'Europa, sia l'America, ma alcune differenze sono innegabili: negli Stati Uniti, ad esempio, si assiste a un maggiore investimento sulle piattaforme informatiche e a una maggiore propensione ad utilizzare nella quotidianità i servizi telematici, mentre in Italia, rispetto agli altri Parsi, c'è una maggiore tendenza all'uso dei telefoni cellulari.
Di recente, ha condotto un'indagine sull'attuale rapporto tra comunicazione e arte.
Dunque anche quest'ultima è stata profondamente influenzata dall'invasione dei new media?
L'arte è l'esempio più evidente della permanenza del vecchio di fronte all'avanzare del nuovo. Da una parte si riscontra una notevole fedeltà ai mezzi espressivi diffusi da secoli, dall'altra i media moderni intervengono per aiutare l'artista ad esplorare il mondo e per consentirgli di farsi conoscere al di fuori della sua realtà locale.
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