Cultura e Spettacoli
Giovedì 05 Marzo 2009
Glenn Hughes, sul palco
un protagonista del rock
A Cermenate il 10 marzo l'ex cantante e bassista dei Deep Purple
Per i sempre numerosissimi fan italiani dei Deep Purple, la longeva hard band che l’anno scorso ha girato la boa dei quarant’anni di musica, il Black Horse di Cermenate sta diventando una sorta di seconda casa. Ogni anno nel locale brianzolo si tiene una sempre affollatissima Purple night e, in passato, ha avuto l’onore di ospitare Ian Paice, batterista, fondatore del gruppo e, nel corso delle sue intricatissime vicende con innumerevoli cambi di formazione, unico musicista rimasto sempre al suo posto.
Passò velocemente, invece, Glenn Hughes, cantante e bassista rimasto nei cuori dei fedelissimi, come tutti gli strumentisti che si sono susseguiti nella “famiglia”: tornerà a Cermenate il 10 marzo (i biglietti a 15 euro sono già in prevendita) rileggendo una carriera che lo ha visto partire dai non trascurabili Trapeze per approdare, pur se brevemente, anche a una delle incarnazioni dei Black Sabbath (altro gruppo leggendario, altra vicenda complessa). Anche i più giovani stanno riscoprendo questo artista grazie alla recentissima nuova edizione di Stormbringer, disco sottovalutato dei Deep Purple “Mark III” per usare il gergo degli adepti. Cosa era successo? Dopo avere raggiunto il grande successo con il granitico In rock, averlo consolidato con Fireball, avere sbancato con Machine head e il doppio live Made in Japan, Who do we think we are evidenziò le tensioni tra Ritchie Blackmore, chitarrista e anima hard, e Ian Gillan, cantante e autore dei testi. Fu quest’ultimo a essere estromesso, assieme all’amico bassista Roger Glover.
Hughes avrebbe dovuto rimpiazzare entrambi ma, certo non con troppa soddisfazione, venne preferita la voce di un giovane sconosciuto, David Coverdale. Burn riaccese la fiamma e quel disco, Stormbringer e l’atipico Come taste the band accompagnarono il gruppo a uno scioglimento durato quasi due lustri. Sono dischi da rivalutare, magari proprio grazie alle versioni aggiornate curate proprio da Glenn, con classici assoluti come Soldier of fortune, ballata acustica che, magari, non sarà potente come Black night o Smoke on the water ma che commuove sempre un po’. La carriera di Hughes ha alternato episodi solistici a belle collaborazioni. Da ricordare quelle con Gary Moore, con i Mötley Crüe e, come si diceva, con i Black Sabbath anche se Seventh star, l’album di questo connubio, avrebbe dovuto essere accreditato al solo Tony Iommi. La storia di Hughes resta legata a doppio filo a quella dei Deep Purple nonostante siano passati così tanti anni. Il suo tocco si sente anche nei dischi degli ex colleghi, nello straordinario Teaser del povero Tommy Bolin, in Windows del tastierista Jon Lord, in Slip of the tongue dei Whitesnake di Coverdale senza dimenticare che nonostante avesse rilevato il ruolo di Glover questi lo chiamò per prendere parte al suo ambizioso progetto The butterfly ball and the grasshopper’s feast mentre più duraturo fu il sodalizio con Joe Lynn Turner, cantante dei Rainbow e, per un battito di ciglia, anche dei Deep Purple. Tutto queste diramazioni per sottolineare come il ruolo di Hughes sia stato fondamentale nello sviluppo del rock più hard. Al Black Horse l’artista sarà ospite dei Moonstone Project che hanno avuto l’onore di ricevere in dono, per il loro album Rebel on the run un inedito scritto e cantato da “the voice of rock” in persona, Closer than you think. Un’occasione unica perché è la sola tappa italiana del bassista almeno fino all’estate prossima, quindi imperdibile per i fan dei Deep Purple, dei Black Sabbath, dei Whitesnake, dei... Info: 031/77.42.70, www.blackhorsepub.it.
Alessio Brunialti
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