Cultura e Spettacoli
Venerdì 10 Luglio 2009
L'étoile della Scala a Villa Olmo:
"Per i Pink Floyd divento atleta"
Amanuela Montanari, danzatrice solista, a Como per danzare il balletto di Petit
Per Emanuela Montanari, ballerina "classica" per impostazione, gusto e attitudine, si è trattato quasi di un debutto con uno stile di danza esplosivo e poco convenzionale.
Emanuela, fra i ruoli classici e quelli "contemporanei" quali diversità d’impostazione intercorrono?
Sicuramente, all’inizio delle prove, Pink Floyd non mi sembrava un balletto a me congeniale. Studiandolo, iniziando a ballarlo, complice la bellissima musica, mi ha però comunicato una carica, un’energia, irresistibili. Tutte le prevenzioni dell’inizio sono presto cadute.
Prevenzioni dovute a musica, motivi stilistici o difficoltà tecniche?
Forse, il contesto mi era estraneo. Io mi definisco una ballerina introspettiva, amo i drammi, le storie romantiche. Temevo di risultare poco credibile in questo genere di coreografie. È stato poi molto più semplice di quanto pensassi. Il passo a due che interpreto (The Great Gig in the Sky), insieme a Mick Zeni, è sottolineato da una musica davvero spettacolare, entusiasmante.
Quale particolare atletismo occorre per interpretare «Pink Floyd Ballet»?
È un balletto molto fisico, bisogna essere elastici. Ci sono posizioni estreme, al limite della perdita di equilibrio.
Ritiene che, in tal senso, i danzatori maschi siano avvantaggiati rispetto alle ballerine?
Assolutamente sì. Credo che questo tipo di atletismo avvantaggi i ragazzi. A noi ballerine è richiesto, piuttosto, una sensualità molto accentuata.
Danzare su una base registrata semplifica il compito?
Ci fossero stati davvero i Pink Floyd a suonare saremmo stati felicissimi! Certo, con una base musicale preregistrata è più facile per quanto riguarda i tempi e le entrate, tutto è già prestabilito durante le prove, ma un’esecuzione dal vivo ti dà una marcia in più, ti galvanizza, crea un’emozione diversa.
Qual è ruolo più sognato, più amato?
Il mio ruolo preferito l’ho già danzato: Tatiana dell’Eugenio Onegin. Spero di tornare a interpretarlo. Vorrei approfondirlo, cercare nuove sfumature. Il nostro lavoro consiste proprio in questo, in una ricerca continua della perfezione.
Giancarlo Arnaboldi
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