Nel cuore del Ticino
un sanatorio nazista

Ad Agra riunioni di gerarchi e cure solo ai pazienti ariani
Tra gli ospiti un insospettabile Bertolt Brecht

Tra il 1933 e la fine del secondo conflitto mondiale, vi furono due Svizzere: una che accoglieva i profughi ebrei e i rifugiati politici, e l’altra che discriminava e respingeva i perseguitati. Sono due facce della stessa medaglia, soltanto che parlare della collusione della Confederazione elvetica con le potenze dell’Asse è ancora un argomento tabù. Del resto, basta consultare un atlante per comprendere la ragione per la quale, almeno fino al 1942, la Svizzera fu una Nazione amica dell’Asse: il piccolo Stato cosiddetto neutrale, nel ’40, confinava, oltre che con il Reich, con l’Italia di Mussolini e con la Francia sconfitta e occupata dai tedeschi. Alla luce di questo dato di fatto, si spiega la doppiezza del comportamento delle autorità pubbliche svizzere. Il Canton Ticino era un avamposto della "nazificazione" del Paese.
Il Ticino, in particolare, ospitò un centro di cospirazione nazista di prima grandezza, ben celato sotto l’identità di un quasi insospettabile centro di cura per i malati polmonari: una comunità terapeutica, si badi bene, di "soli tedeschi". Ci riferiamo al sanatorio di Agra, sulla Collina d’Oro, un gigantesco edificio ad anfiteatro realizzato nel 1912-14 - sotto la guida dell’architetto zurighese Edwin Wipf - nella zona più soleggiata dell’intera Svizzera e affacciata sul Ceresio.

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