Casati: "Il futuro? Nuove energie"

Il fisico lariano spiega l'importanza del nucleare e del controllo delle correnti di calore

Il tema delle nuove energie è, in questo periodo più che mai, argomento fortemente dibattuto e di notevole interessamento, sia da parte dei governi che dei ricercatori.
Non si tratta solo di progresso scientifico fine a se stesso, bensì del forte legame fra fonti energetiche, consumo e ambiente. L’inevitabilità dei cambiamenti climatici è ormai un fatto certo, tanto che gli scienziati non si dividono più sulle previsioni negative.
I dati recenti lo dimostrano chiaramente: la recente relazione sullo stato dell’ambiente artico dice che i cambiamenti climatici stanno avvenendo ad una velocità addirittura maggiore delle attese. Ban Ki-moon, attuale Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha evidenziato che la calotta polare artica è come il canarino nelle miniere di carbone. Se il canarino sta male non c’è da star tranquilli. È quindi necessario agire a livello energetico: il summit mondiale sul clima si terrà a dicembre a Copenaghen, e in quella sede si dovrà rivedere il protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012. Parliamo di nuove energie (nella foto piccola a sinistra la prima Tac del Sole, fatta da ricercatori italiani del laboratorio dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) del Gran Sasso ndr) e scenari futuri con Giulio Casati, professore di fisica e Direttore del Centro Sistemi Complessi presso l’Università dell’Insubria di Como. Casati, con altri esperti italiani del settore energetico, ha partecipato il 28 ottobre alla lezione aperta a Como sulle "fonti energetiche in sostegno del pianeta: strategie per il futuro".
«Lo scopo della serata è stato quello di presentare alla gente la situazione energetica attuale - spiega Casati - in quanto solo chi conosce può esprimere un giudizio razionale, senza incorrere in paure ingiustificate o scelte superficiali».
Come il tema del nucleare?
Certamente. Questo tema toccherà sensibilmente le generazioni future, che devono essere pronte ad affrontare i problemi. Le risorse sono cruciali: si sono formate in milioni di anni e noi, da più di cent’anni, le stiamo usando in modo esponenziale.
L’uso del nucleare risolverebbe il problema, nel nostro Paese?
Il solo nucleare non potrebbe risolvere la situazione. È più necessaria una diversificazione delle fonti energetiche. Dobbiamo essere pronti a qualsiasi possibile evoluzione nei prossimo cento anni, quando potrebbero esserci cambiamenti anche poco prevedibili. L’uso di diverse fonti energetiche agirebbe da cuscinetto.
Inoltre, c’è anche il problema ambientale, da non sottovalutare.
L’aspetto ambientale è cruciale: l’ambiente accoglie i rifiuti, ma anche qui ci sono dei limiti, che si stanno avvicinando sempre più.
Come sta contribuendo la ricerca in questo settore?
La ricerca nel campo energetico sta crescendo molto. Gli stati cercano di incentivare i ricercatori ad occuparsene, aumentando i fondi pubblici. Nel Regno Unito il ministro delle ricerche ha chiaramente detto che preferisce investire nell’energia.
Si può quindi parlare di un buono stato di salute per la ricerca italiana?
La ricerca che si fa è molto buona; ciò non toglie che molti giovani sono costretti ad andare all’estero, poiché hanno difficoltà nel trovare lavoro in Italia. Noi prepariamo ragazzi bravissimi che vanno poi a portare le loro idee in altri Paesi.
Anche voi state compiendo ricerche nel campo delle energie?
Ci stiamo occupando di studiare i flussi di energia e i flussi di calore. Negli ultimi anni è stato fatto moltissimo nel campo della microelettronica, per controllare la corrente con dispositivi molto piccoli. Lo stesso non è stato fatto nel controllo delle correnti di calore, come energia.
Quali applicazioni avrebbero questi studi?
Beh, le applicazioni sarebbero moltissime; si potrebbe far passare il calore da una parte all’altra o costruire isolatori migliori. Sono solo degli esempi, ma quello che si potrebbe fare è davvero tantissimo, con applicazioni anche difficilmente immaginabili ora: immagini le applicazioni dei transistor, utilizzati da poco più di cinquant’anni (nda, i tre ricercatori che idearono il primo prototipo nel 1947 furono insigniti del Premio Nobel per la Fisica, nel 1956).
Dobbiamo, quindi, continuare ad aumentare ancora molto le conoscenze.
Questo punto è cruciale! Stiamo andando verso un nuovo stato di equilibrio e dobbiamo essere pronti a governare la transizione. Questo, ovviamente, non vale solo per l’energia, ma anche per altri settori, in cui tutto avviene sempre più velocemente.

Marco Cambiaghi

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