Alpeggi, a salvarli
ci pensa la Piemontese

Un ricercatore della Statale spiega perché quella razza bovina può aiutare il Lario

È uscito il libro del fisiopatologo comasco  Massimiliano Elli sull’adattamento della razza bovina piemontese nell’area lariana, frutto di 10 anni di ricerche.


La provincia di Como è costituita prevalentemente da colline, più o meno pianeggianti, con boschi di castano, olmo e robinia, che ben si prestano ad attività agricole e all’allevamento. Negli ultimi vent’anni abbiamo tuttavia assistito ad un fenomeno di urbanizzazione selvaggia: grandi aree semi-boschive ed agricole dedicate alla foraggicoltura e alle piantagioni di mais sono state completamente cementificate. Tutto questo grazie al diffondersi di interessi speculativi da parte delle amministrazioni comunali e degli operatori edili, forti di piani regolatori che prestano ben poca attenzione alla salvaguardia del territorio e dell’agricoltura. Come se non bastasse, dall’affermarsi di certe ideologie sono scaturiti pesanti vincoli normativi, basti guardare al proliferare di disposizioni, a tutti i livelli, da quello comunitario al regolamento di igiene comunale, che quotidianamente continuano ad imbrigliare, fino a soffocare la capacità di sviluppo delle aziende agricole.

Si accontentano di poco
I ripetuti dinieghi da parte delle pubbliche amministrazioni all’ampliamento degli allevamenti o all’apertura di nuovi insediamenti sono spesso causa di conflitto e costringono l’allevatore, anche se giovane e volenteroso, ad abbandonare il territorio o ad optare verso altre fonte di reddito. È in questo clima che più di dieci anni or sono iniziai a studiare la fisiologia della riproduzione  della razza bovina Piemontese, l’adattamento al nostro territorio e la sua integrazione, come fonte di reddito alternativo alla produzione del latte che costringeva le piccole aziende a chiudere i battenti. Razza nobile da carne che ben si adatta al territorio ed al clima della provincia di Como: robusta, forte e longeva, ma al contempo frugale, docile, generosa e fertile; credendo in tutte queste caratteristiche e lavorando sulla genetica e la selezione ho dimostrato che questo bovino ben si adatta al nostro territorio  sia in regime stallino che semibrado. Dunque, pur vivendo in un territorio ostile agli allevamenti, in cui l’allevatore è una specie in via di estinzione e senza diritto di tutela, mi sono arrivate delle gratificazioni proprio dagli animali; da qui l’idea di scrivere un manuale dal titolo <+G_CORSIVO>La razza bovina Piemontese<+G_TONDO> (Giraldi editore, 20 euro). Il volumetto è rivolto a tutti coloro che vogliono conoscere questa meravigliosa razza e che decidono di investire nella linea vacca vitello anche in epoca di vacche magre qual è quella che attualmente sta attraversando il comparto zootecnico italiano. Il manuale affronta in senso lato l’allevamento a partire dal vitello, passando per il vitellone, la manza, per arrivare infine alla vacca, trattando per ogni fase gli aspetti clou dell’alimentazione, della fisiologia, della riproduzione, e fornendo indicazioni il più possibile puntuali, rigorose e pratiche. Oltre a ciò il testo affronta aspetti più generali quali l’origine della razza, le caratteristiche standard della stessa e lo schema selettivo messo in atto dall’Anaborapi per il miglioramento genetico. La realtà territoriale dell’allevamento di bovini di razza Piemontese nella provincia di Como è ad oggi piuttosto limitata, tuttavia le poche aziende presenti si mostrano decise a resistere e guardano con ottimismo alla Piemontese. L’incremento della produzione di carne di altissima qualità qual è quella della Piemontese potrebbe collaborare al mantenimento della presenza degli allevatori sul territorio ed alla tutela dello stesso nella provincia di Como, presenza che come sopra accennato incontra ancor oggi non poche difficoltà. Il manuale diventa dunque un supporto per ampliare e approfondire la conoscenza di questa generosa razza bovina, la quale, questo è il mio auspicio, potrebbe diventare una valida alternativa alla zootecnia superstite per la tutela e la conservazione del territorio agricolo comasco.

Riscoprire le radici contadine
Forse dovremmo imparare dagli altri  paesi europei, dove non hanno recepito le normative europee come strumento per soffocare la zootecnia, ma per trarne il miglior vantaggio. La razza bovina piemontese potrebbe essere il vettore per  riscoprire le nostre  origini contadine, la tutela del territorio, ma soprattutto la sua salvaguardia; la verità è che dovremmo cominciare dalla scuola ad insegnare ai ragazzi che le bovine non producono solo il letame,tra l’altro preziosissimo, e ch e chi lavora con esse merita grande rispetto. 
Massimiliano Elli

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