Baby band, i New Merchant e Blumele Endovena 
"Il sogno? Suonare brani nostri dal vivo"

Vittorio Massa: "Si suona per passione e si cresce cercando di essere credibili"

(c. col.) Suonate in gruppo, volete raccontarci chi siete, che musica fate, cosa sognate?
Oggi su questa pagina - e anche sul sito del giornale www.laprovinciadicomo.it dove potete raccontarvi con mail o foto e aprire una finestra virtuale sul vostro mondo - il viaggio nel mondo delle... baby band è cominciato. Chiamarvi così è sicuramente riduttivo, ma serve per identificarvi meglio. Dopo i Croppy Boys, di cui si è parlato lo scorso 7 ottobre, protagonisti del tour musicale lariano oggi sono i The New Merchant e i Blumele Endovena.
L’intenzione è di accendere la luce nella sala prove di chi ha meno di 18 anni, non per questo, ovviamente è baby, anzi, ma ha sicuramente meno esperienza, meno chances di chi già suona da tanto e tantissima voglia di farsi conoscere. Chissà quanti sono i ragazzi che si ritrovano a suonare in cantina o in garage sognando un palco e, (magari!), un pubblico da migliaia di fans osannanti. Delle baby band si vorrebbero anche conoscere progetti e desideri, ma anche difficoltà incontrate, fosse anche soltanto per trovare un posto dove provare senza rompere i timpani dei vicini o gli euro per cambiare le corde agli strumenti.

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Continua il viaggio del giornale attraverso la multiforme realtà delle band under 18 della provincia per incontrare Vittorio Massa, 17 anni, di Cantù, studente alla Scuola d’Arte e impegnato sul fronte del rock in più progetti, alcuni definiti, altri in pieno fermento, altri ancora, solo un passatempo. Massa, portavoce per i colleghi musicisti, ci ha raccontato di come, a quell’età si inizi a suonare per il gusto di farlo, incontrando molti coetanei con la stessa passione, ma non sempre con gli stessi sogni di emergere.
Tu suoni il basso e sei impegnato in più di un gruppo, ne vuoi raccontare le caratteristiche?
Il principale è quello dei The New Merchant, che si ispira al grunge, poi ci sono i Blumele Endovena, con suoni più duri e un gruppo che ancora non ha nome, ma che paradossalmente ha la convinzione maggiore per provare a fare sul serio.
Siete tutti studenti?
Si, alcuni dei licei altri della Scuola d’Arte, ci siamo incontrati nelle sale prova. Con i New Merchant, abbiamo una saletta privata dove suonare, perché il padre del nostro batterista prima gestiva una sala prove, così ora ne ha allestita una a casa per il figlio, e la possiamo usare con continuità, ma non tutti sono così fortunati.
I costi da affrontare per questo tipo di servizio sono alti?
Dipende, ma essendo studenti, e non avendo un reddito personale, per le band non è facile. In generale ci si ritrova allo Spazio Tribù di Cantù, oppure al Nerolidio di Como, che sono entrambi adeguatamente attrezzati.
Anche per registrare un eventuale cd i sacrifici non sono pochi…
Si, ma il problema principale non è quello, prima di tutto ci si prefigge di trovare delle occasioni dove suonare dal vivo, per crescere in esperienza e farsi conoscere.
È difficile trovare spazi per fare concerti?
Se vuoi suonare le tue cose è molto difficile. Facendo cover di pezzi famosi allora hai qualche occasione in più, si cerca di mediare, proponendo cose inedite nostre in mezzo a pezzi già noti, così i gestori dei locali dove si suona dal vivo accettano più di buon grado l’esibizione.
Cosa spinge a formare una band?
La passione per la musica soprattutto, i sogni di successo anche, ma sempre restando con i piedi per terra. Avendo a che fare con tre realtà diverse mi accorgo che ci sono anche aspirazioni diverse. In alcuni casi si suona per hobby, un passatempo come un altro. Ma l’ambizione di ottenere qualcosa in più e di affrontare l’impegno di una band con obiettivi concreti e magari un futuro nella musica esiste. Dipende da quanto i musicisti del gruppo sono compatti nel volere la stessa cosa.
Nel vostro ambiente ci sono anche ragazze che si cimentano con il rock?
Sono in numero inferiore rispetto ai ragazzi, ma ci sono. Nel gruppo che per ora non ha nome, ad esempio, c’è anche una ragazza alla chitarra. Donne che suonano se ne incontrano, comunque.
Qual è il vostro primo obiettivo?
Raggiungere la credibilità e la professionalità per poter girare un po’ con i concerti dal vivo. Ritengo sia una fase di crescita fondamentale, il resto verrà dopo.
Fabio Borghetti

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