Brambilla: "Il mio Faust,
un'anima in delirio"

L'opera di Goethe in scena dal 5 luglio al Teatro Licinium di Erba. Il regista confida a "La Provincia": "Sarà una sfida totale, con scelte ardite, come il pubblico rivolto verso il bosco"

«Questo spettacolo spero sia qualcosa di delirante». Così il regista Gianloreno Brambilla ha presentato ieri il "Faust", l’ultima sua creazione per l’Accademia dei Licini di Erba, che debutterà il 5 luglio nel teatro all’aperto, con un cast di attori professionisti e non professionisti. Una stagione che celebra gli 80 anni del teatro Licinum e i tre lustri dell’Accademia, a pochi mesi dalla scomparsa della sua presidentessa, Isabella Molteni, alla quale è dedicato questo spettacolo. Significativo è anche il legame tra il "Faust" e il teatro erbese, visto che proprio qui, 67 anni fa andò in scena la prima rappresentazione nazionale del capolavoro di Goethe.
Brambilla, una grande sfida...
Quest’opera nasce come ipotesi di lavoro due anni fa e credo che sia l’operazione più ambiziosa e più folle di tutte le mie esperienze registiche.
Cosa differenzia il Faust dagli altri grandi capolavori a cui lei ha lavorato?
È un mito della letteratura sfuggente, contraddittorio. Nelle varie epoche e stato voltato e rivoltato come un calzino, fino all’opera di Goethe, che è tutto tranne che un’opera teatrale. Trasferire questo testo lirico in una rappresentazione scenica è la cosa più difficile che abbia mai affrontato.
In che senso sarà uno spettacolo delirante?
Per i contenuti di grande spessore umano, poetico, filosofico e teologico. Goethe in "Faust" ha voluto raccontare l’uomo eternamente dibattuto, nel suo spasmodico inseguimento della conoscenza assoluta, tra l’elevazione dello spirito e l’esperienza della materia. L’autore tedesco è straordinario nell’alternare poesia, prosa e scurrilità, nei passaggi dalla rima baciata all’endecasillabo.
Anche quest’anno il pubblico sarà coinvolto nel seguire lo svolgimento scenico dello spettacolo?
Sì, ma non sarà necessario girare la sedia, perché la platea non sarà rivolta verso il palcoscenico, ma verso il bosco. Questa è l’unica soluzione per seguire questo delirante spettacolo che vivrà a volte contemporaneamente su tre palcoscenici. A fare il resto penseranno le video proiezioni, già sperimentate nelle "Nozze di Figaro".
Ha tenuto conto della storica rappresentazione del 1932?
Ogni epoca e regista ha le sue necessità, ma è sempre stata mia intenzione aver rispetto nei confronti dell’autore. Nel Faust c’è una storia forte, è un viaggio dell’uomo verso la redenzione, che sotto molti aspetti assomiglia a quello di Dante. Io ho voluto rappresentare anche l’ultima scena, quella del salvataggio dell’anima del protagonista accolto in Paradiso, cosa che nessuno ha mai fatto. Tuttavia non ho voluto rinunciare alla dimensione lirica e al verso poetico.

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