De Sfroos: "Lario éstival, un trionfo
ora punto sui big"

Il direttore artistico della rassegna sogna DeVille e Anderson

Il grande successo che ha segnato la prima edizione di Lario éstival musicabaret ha galvanizzato i due principali responsabili della manifestazione che ha portato a Como Noa e Giuliano Palma, sul territorio altri artisti del calibro del James Taylor Quartet con grande consenso di pubblico.
Da una parte l’assessore provinciale ai grandi eventi, Dario Bianchi, che sta già guardando al futuro, prendendo già i contatti con gli enti locali per il 2009.
«È mia intenzione coinvolgere ancora più Comuni, anche quelli non a vocazione turistica - spiega Bianchi - convincendoli a investire in iniziative come questa che, come ho potuto constatare personalmente, piacciono alla gente, ai turisti e animano la nostra provincia».

nuovi orizzonti
Già quest’anno sono stati coinvolti anche centri della provincia lecchese e di quella sondriese.
«E auspico di riuscire a interessare anche la Provincia di Varese e il Canton Ticino - prosegue l’assessore - portando i grandi nomi non solo a Como, ma anche in altri centri da valorizzare.
Per raggiungere questi obiettivi vorrei dare vita a un vero e proprio tavolo di confronto, invitando tutti gli organizzatori, anche privati, evitando sperequazioni, sovrapposizioni e facendo sistema. Entro due o tre anni al massimo vorrei che il festival diventasse una manifestazione di respiro internazionale».
Un entusiasmo che trova riscontro nel direttore artistico, Davide Van De Sfroos che, quindi, tra i numerosi impegni (lo attende il Premio Tenco a Sanremo, poco prima, il 4 e il 5 novembre partirà dallo Smeraldo di Milano il suo nuovo tour teatrale) dovrà già rimettersi al lavoro in questo senso.
C’è più tempo per prepararsi.
Ne farò tesoro, anche perché nel corso dell’anno le occasioni di incontro con altri musicisti sono numerose ed è più facile creare contatti ritrovandosi a suonare nella stessa manifestazione, nello stesso festival.
Come al Premio Tenco...
Esatto. Lì in passato ho conosciuto personaggi che, un tempo, mi sarebbe parso incredibile riuscire ad avvicinare.
Non mi spiacerebbe portare dalle nostre parti un altro nome storico della canzone d’autore come è accaduto quest’anno con Massimo Bubola.
Qualche star internazionale? L’assessore Bianchi sottolineava che intendeva investire in quel senso.
Benissimo. Mi piacerebbe molto assistere a un’esibizione di un grande artista come Willy DeVille o di un eroe del country moderno come Joe Ely. Sia chiaro: per ora sono solo sogni, diciamo che mi orienterei verso musicisti di questo calibro, celebri per gli appassionati, tutti da scoprire per il grande pubblico.
La qualità prevarrà sulla notorietà, quindi?
Non avrebbe neppure senso fare altrimenti. Ci sono artisti pop che hanno il loro seguito, fanno il loro tour, a pagamento, e hanno, come è giusto, un  pubblico che sa sempre dove andarli a vedere. Invece che bello sarebbe vedere Ry Cooder, questo alchimista dei suoni non è certo una rockstar, che porta le sue chitarre sul lago.
Sempre sognando...
Sì, certo. Un altro nome a cui stavo pensando, riascoltando i suoi dischi, è il buon vecchio Ian Anderson con i suoi Jethro Tull.
Alessio Brunialti

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