Giorello e Casati, dialogo sulla verità

Il filosofo invoca il razionalismo, il fisico dubita
Mercoledì 14 con Marco Vitale si confrontano a Como

Scienza, filosofia ed economia unite per dar vita ad un interessante dibattito dal titolo "Il filosofo e la tecnica. Pensare un mondo che cambia. «La città è bella?...! E la crescita delle idee. L’incontro, che si terrà mercoledì 14 maggio alle 21 nell’Aula Magna del Politecnico di Como (via Castelnuovo 7) si inserisce all’interno di un programma promosso dal Rotary Como Baradello e ripropone l’iniziativa delle "Lezioni aperte", promosse a partire dai primi anni Novanta dall’ateneo comasco. Protagonisti della serata - a ingresso libero e dedicata alla memoria di Franco Bocchietti - saranno il filosofo Giulio Giorello, ordinario di Filosofia della Scienza presso l’Università degli Studi di Milano, lo scienziato Giulio Casati e Marco Vitale, economista d’impresa; moderatore Federico Canobbio Codelli. A far luce sulle implicazioni filosofiche di scienza e tecnologia nel mondo odierno ci aiuta il professor Giorello.
Professor Giorello, quali strumenti può offrire la filosofia per orientarsi in ambito scientifico e tecnologico? Quali indicazioni darà nella "lezione aperta" comasca?
"Non sta alla filosofia dare indicazioni alla scienza su dove procedere, è tramontato il sogno di qualche filosofo di voler imporre uno schema in cui far rientrate la pratica scientifica e soprattutto la pratica tecnico-scientifica, che è pratica multiforme, variamente articolata: qualcheduno mette addirittura in discussione se si possa parlare di scienza al singolare e non più di discipline scientifiche. La filosofia, in molti casi, ha delle difficoltà tecniche nel rapportarsi alla scienza perché la scienza richiede anche una serie di competenze e un linguaggio specialistico che non sempre il filosofo è in grado di dominare, per cui c’è il rischio che qualche filosofo prenda una formula piuttosto liquidatoria ed estragga dal cappello tutta una serie di generalità che ben poco hanno a che fare con la pratica scientifica. Visto che siamo in un momento di centenari, ritengo che avesse ragione Ludovico Geymonat, il quale era nato esattamente cent’anni fa e diceva che un filosofo che vuole seriamente fare i conti con l’impresa scientifica deve saper cercare la filosofia nelle pieghe della scienza: ciò vuol dire disporsi anche ad ascoltare la lezione della scienza e non dare criteri per valutazioni più o meno globali".
Che rapporto ritiene che ci sia tra verità scientifica e verità filosofica?
"Non ho bene in mente delle verità filosofiche, penso che la filosofia più che la scoperta di verità sia un atteggiamento, quello che chiamerei un atteggiamento critico che non si accontenta di facili soluzioni, che scava dentro e dietro i conformismi ereditati, vedo la filosofia in questa prospettiva che in qualche modo è anche un ideale di vita, un ideale di chi vuol ragionare con la propria testa e non si accontenta di una "verità" prefabbricata. Le conquiste della scienza sono conquiste invece che ci permettono di rispondere ai problemi, e talvolta ci fanno fare un salto di qualità, sia dal punto di vista della comprensione della natura, sia dal punto di vista dell’intervento razionale sull’ambiente. Naturalmente come tutte le conquiste possono essere perdute, revocate, cambiate, eccetera, cioè nulla è mai definitivo da questo punto di vista, ma proprio per questo l’atteggiamento critico è importante: esso accompagna l’impresa scientifica, mentre in altri contesti, in altre sfere, l’atteggiamento critico mi pare meno forte che nell’impresa scientifica, una ragione di più perché i filosofi guardino alle conquiste della scienza e alle procedure scientifiche con maggior interesse di quanto fanno abitualmente, io direi anche con un maggior senso di responsabilità".

Manuela Moretti

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