Grande freddo
alla lariana

Storie di inverni gelidi: nel 1890-91 ben 82 giorni con temperature sotto lo zero


Una miniera di dati, ma anche di storie comasche pressoché sconosciute. È «Como e il Lario sotto la neve», scritto da Gabriele Asnaghi, con la collaborazione di Willy De Taddeo, Simone Rossetto e Roberto Meda. Dai ringraziamenti, si evince che all’impresa hanno partecipato in tanti, a partire da MeteoComo sino alla Famiglia Comasca. L’opera, pubblicata dall’editore Macchione di Varese (curioso, trattandosi di un’opera così "lariana") si presenta il 28 novembre alle ore 21 a Villa Guardia (Co), nella palestra di via Europa Unita 3.

di Gabriele Asnaghi

Lunedì 10 novembre 1890 il Re giunge in visita in città. Lo accoglie un clima precocemente invernale con vento e pioggia che si alterna alla neve. Nel mese si contano 3 giorni di neve, l’ultimo, il 27, deve lasciare spazio a 8 giorni consecutivi di pioggia. Alla fine della prima decade di dicembre la temperatura dell’aria discende dei suoi valori minimi al di sotto dello zero: è l’inizio di un impressionante ed interrotta sequenza di giorni di gelo che si protrae per 82 giorni. Il 15 di dicembre si raggiunge i -9,2°C. A più riprese, il 12, 17,18 e 19 dicembre la neve fa la sua comparsa. Non è moltissima, ma un gennaio "rigidissimo" la conserva immacolata nella convalle. Piazza Cavour assomiglia ad una landa assiderata tanto che una sera, racconta "L’Araldo", «una vettura la percorre nella non meno deplorevole oscurità allor quando il cavallo s’intoppa in un mucchio di neve gelata e cade».
Provvidenzialmente non accade alcuna disgrazia; la situazione non è però diversa nei pressi del teatro Sociale, nei quartieri «extramuros ed in centro altre parti della città». Il 10 gennaio una lievissima spolverata di neve ritocca il quadretto alpino del Lario. Neppure il föhn, vento di caduta che soffia fortissimo da Nord il giorno 13, riesce a innalzare la temperatura: la massima si ferma a +2,3°C. La mattina di sabato 17 il molo di S. Agostino è completamente gelato. A mezzogiorno i pezzi galleggianti fanno pensare più a Mosca o alla Siberia. Il profilo biancheggiante dei monti, il cielo cobalto illuminato dal sole rassicurano i comaschi: siamo sul Lario.
Le splendide giornate non riescono a mitigare il freddo ed il terreno rimane "agghiacciato", duro, rimbombante sotto «l’orme dei passi». La neve pesta e gelata «è lì ad insidiare ad ogni passo: gli scivoloni, i barcollamenti sono le note dominanti con questo splendido concerto di sole e di ghiaccio». Siamo nell’epoca d’oro della meteorologia italiana: alla Società Meteorologica italiana, nata dal brillante genio dell’intraprendente meteorologo barnabita Francesco Denza, si affianca l’Ufficio Centrale di Meteorologia di Roma. A Como però, si affida agli astri ed alle predizioni di Mathieu Da La Drôme. Anche "L’Ordine", si lancia in una facile previsione consigliando i lettori della Diocesi: «Domani, 18 corrente si Mathieu Da La Drôme dice il vero stavolta, avremo il giorno più rigido di quest’inverno. I nostri lettori quindi si preparino una buona provvista di legna o carbone per i loro caminetti». Quel burlone dell’astrologo l’indovina ed il termometro «raggiunge il massimo freddo» con undici gradi sotto zero. L’acqua gela nei condotti garrè, nelle case e nelle cucine. I vetri delle case vengono ricamati dal gelo, le strade sembrano più bianche del solito. Il ghiaccio del molo di S. Agostino, raggiunge spessori rilevanti, mentre anche il torrente Cosia, a San Martino, gela completamente lasciando senz’acqua i mugnai. Il freddo è intensissimo anche sul lago. A Bellano si raggiungono i nove gradi sotto lo zero: gela il molo e s’interrompe l’erogazione del gas per l’illuminazione; alberghi e trattorie devono far ricorso alle lanterne, da anni destinate al riposo. Un vecchio proverbio ricorda: «Chi vuol provare le pene dell’inferno vada d’estate a Varenna e a Bellano d’inverno». Sulle rive del lago non si raggiungono i fatidici -15°C, segnalati da altri corrispondenti, ed il ghiaccio permette alle barche, grosse e piccole, di "sortire" dal porto come di consueto. In tutta la provincia di Como le temperature estreme dell’intero inverno si raggiungono tra il 17 e il 19 gennaio (...) -11 a Bernate, -10,5 ad Albese. Sul lago di Varese, nel bacino di Capolago, mentre una slitta scivola leggera sulla superficie levigata, i pescatori si ingegnano per catturare le saporite tinche, spezzando con la fiocina il ghiaccio dove è abbastanza «terso da lasciar intravedere le ambite prede». Non si discute ormai che di freddo. L’aria continua ad essere "diaccia e tagliente" ma per i più anziani, visto che l’acqua non è ancora gelata nelle brocche, il freddo non è giunto ai livelli delle annate più crude (...). Il freddo riprende nuovo vigore in febbraio. La mattina del 15 il molo di S. Agostino è di nuovo gelato. Sul lago di Lugano, il bacino di Ponte Tresa presenta scorci artistici: «a volta a volta si veggono qua e l° dei larghi tratti di ghiaccio galleggianti». A metà febbraio non è più il freddo a destare le maggiori preoccupazioni ma la mancanza di precipitazioni. Le cronache ricordano - a torto - che non piove dal giorno della visita di S.M. il Re. Anche se le ultime importanti piogge si sono avute quasi un mese dopo la sua visita, il livello della acque del lago continua a discrescere e la siccità inizia ad avere i suoi pesanti effetti. In molti paesi, come a Brienno e Schignano, si fermano i molini. Ad Argegno il gelo causa il crollo del ponte sulla rongia detta dei mulini ed anche queste macine (le uniche in zona rimaste attive) si devono arrendere ad un riposo forzato. I paesi della Valle Intelvi rimangono senz’acqua. Con marzo arrivano due date importanti per la città. Il 2, dopo ottantadue giorni, per la prima volta la temperatura dell’aria non scende sotto lo zero.

(Estratto da «Como e il Lario sotto la neve», Macchione, 359 pag., 25 euro)

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