I 60 anni di Diabolik,
crimini di successo

Nel novembre ’62 lo spietato ladro e assassino in calzamaglia nera, dal volto coperto, entrò nell’immaginario collettivo con i fumetti delle sorelle Giussani

Era il novembre del 1962 quando due occhi d’acciaio apparvero per la prima volta in edicola, stampati su un fumetto in formato “pocket”. Lo sguardo era quello di Diabolik e Angela Giussani - la sua ideatrice - non avrebbe mai potuto immaginare che il suo personaggio avrebbe creato un vero e proprio terremoto nel mondo dell’editoria italiana.

Piazzale Cadorna

La Giussani ai tempi aveva quarant’anni ed era stanca di essere solo la collaboratrice della casa editrice Astoria, di proprietà del marito Gino Sansoni. Decise così di fondare la sua casa editrice, l’Astorina. Il vezzeggiativo è dovuto al fatto che le prime storie pubblicate erano destinate ai bambini, incontrando però poco successo editoriale. Dopo il tentativo di tradurre un fumetto dagli Usa nel 1961 - la strip “Big Ben Bolt” - Angela decise di provare a ideare un suo personaggio, uno spietato ladro e assassino che portava una calzamaglia nera. Lo scrisse nel cucinotto dove ai tempi c’era la sede dell’Astoria, in piazzale Cadorna, a due passi dalla stazione.

Diabolik si dimostra sin a subito uno spietato criminale, che non esita a uccidere le persone che si mettono sulla sua strada. L’eterna sfida con Ginko comincia fin dal numero uno

Cosa abbia ispirato una signora quarantenne di buona famiglia a ideare il più spietato criminale del mondo del fumetto italiano, nessuno lo sa con certezza. Si narra che la donna abbia visto per caso un volume di Fantomax e si sia ispirata a quello, ma siamo nel campo delle leggende e non ci sono prove a riguardo. Così come leggendaria, degna di un film o di un documentario - che infatti fu girato nel 2019 col titolo “Diabolik sono io” - è la storia del primo disegnatore del fumetto, Angelo Zarcone.

Zarcone ai tempi era un disegnatore di circa trent’anni che collaborava con la Astoria. Detto “il tedesco” per la carnagione chiara, non faceva della puntualità la sua principale dote, tanto che spesso i suoi editori dovevano fare dei veri e propri appostamenti per obbligarlo a consegnare le tavole. Di nascosto da Sansoni, Zarcone disegnò il primo numero di Diabolik e poi scomparve letteralmente nel nulla. Le sorelle Giussani provarono più volte a ricercarne le tracce - assumendo anche il famoso investigatore Tom Ponzi nel 1982, per il ventennale del fumetto - ma senza cavare un ragno dal buco. Ironicamente, il disegnatore fu la prima vittima del “re del terrore”, che fece scomparire nel nulla il primo uomo che gli diede un volto.

Con Diabolik l’Astorina porta tre novità sostanziali nel mercato del fumetto italiano: il formato, il pubblico di riferimento e il personaggio principale. Le prime due novità sono strettamente collegate. Se la storia del ritrovamento di Fantomax è quantomeno incerta, è sicuro che Angela Giussani abbia individuato il suo pubblico di riferimento nei molti pendolari che ogni giorno andavano e venivano da Milano. Per soddisfarli creò un fumetto che si poteva tranquillamente leggere in un tragitto in treno, con un formato che lo rendeva facilmente trasportabile, anche inserendolo nella tasca di una giacca.

Per il personaggio, la Giussani si accorse che le storie che vendevano di più all’Astoria erano quelle un po’ macabre, a tinte fosche, così decise di dare al pubblico quello che aveva sempre voluto. È incerto il fatto che si sia ispirata al serial killer “Diabolich”, che agì a Torino alla fine degli anni Cinquanta, per creare il personaggio, modificando il ch finale con una k. Quello che è sicuro è che l’ispettore Ginko prese il nome dal marito Gino, aggiungendo la solita k.

Spietato e deciso

Diabolik si dimostra sin a subito uno spietato criminale, che non esita a uccidere le persone che si mettono sulla sua strada. L’eterna sfida con Ginko comincia fin dal numero uno. Nel numero tre compare l’incantevole e altrettanto spietata Eva Kant, che salverà il criminale da morte sicura - per ghigliottina! - e diventerà la sua partner.

Angela Giussani - l’ideatrice di Diabolik - non avrebbe mai potuto immaginare che il suo personaggio avrebbe creato un vero e proprio terremoto nel mondo dell’editoria italiana

L’ambientazione iniziale è Marsiglia, ma ben presto le sorelle Giussani crearono la fantasiosa Clerville per evitare la fatica della documentazione rigorosa. Il successo dell’opera - non istantaneo, per la verità - diede vita a una serie di fumetti di chiara ispirazione che crearono il cosiddetto filone del “fumetto nero italiano”.

Se ne contano circa un centinaio, tra cui i più noti furono Kriminal, Satanik, Sadik e Zakimort, curiosamente pubblicato proprio da Sansoni e dalla sua Astoria. Questo filone fu subito attaccato da perbenismo e censura, nonostante sui fumetti comparisse chiara la scritta “per adulti”. Questo non fece che accrescere la fama e le vendite - centinaia di migliaia di copie a numero - delle opere e dei personaggi, che presto furono trasposti sul grande schermo. Le sorelle Giussani decisero di ammorbidire Diabolik nel corso degli anni, puntando più sulle sue capacità di “ladro imprendibile” e mettendo in un angolo lo spietato assassino.

Le “regine del terrore” però giocarono un altro tiro ai “finti moralisti” quando pubblicarono un redazionale in cui invitavano i loro lettori a mettere un chiaro “No” al referendum per l’abrogazione del divorzio, qualcosa che non si era mai visto, e mai più si vedrà, nel mondo del fumetto italiano. Il referendum fallì, l’ennesima vittoria per il “re del terrore”.

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