Il Beato Guanella conquistò il Colle
E salvò Lora dalle speculazioni

Nel 1915 il sacerdote spostò i confini della parrocchia. La Provincia pubblica, per la prima volta, quella strategia nel segno della carità

La fede nella Provvidenza muove anche le montagne. Ne sapeva qualcosa don Luigi Guanella, che una montagna la "spostò” davvero. In senso burocratico-ecclesiastico, spostando il “Colle di Lora”, che lui amava tanto, da una parrocchia all’altra. Il fatto avvenne otto mesi prima che morisse quel prete dal cuore grande e dalla fede incrollabile, arrivato dalla nativa Val Chiavenna a rispolverare quello spirito francescano che si andava affievolendo nel braccio di ferro tra la Chiesa cattolica e lo Stato liberale italiano.

Santa lungimiranza

Il 5 dicembre 1915, infatti, il sacerdote Luigi Guanella firmò il documento, che lui stesso aveva "provocato” presso il vescovo Alfonso Archi, che definiva i confini della Parrocchia di Lora, trasferendo di fatto l’Istituto Femminile di Santa Maria, divenuto poi Casa Madre delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, dalla giurisdizione della parrocchia di San Bartolomeo a quella di Lora. Don Guanella aveva fortemente voluto la costruzione di quest’opera, avendo visto sul suo tanto amato "Colle di Lora” il luogo ideale per mandare le vecchiette a concludere serenamente il loro viaggio terreno. E lui aveva visto giusto l’appetibilità dell’investimento, come del resto era stato lungimirante nel creare le basi delle Opere Guanelliane oggi diffuse in tutto il mondo. Vide giusto, bruciando tutti sui tempi nell’accaparrarsi quel posto così bello, che non per caso si trovò sulla strada percorsa da Don Guanella. Nel 1897, infatti, una vecchia filanda divenuta fabbrica di bottoni sulla strada così detta della Cappelletta, che dal ponte di San Martino porta a Lora, colpì la fantasia di don Luigi. Quel vecchio caseggiato si chiamava «La Binda», dal nome degli antichi proprietari, passato poi al banchiere Donegana, quindi alla vedova Baserga ed allora posseduto dai fratelli Antonio e Vincenzo Baserga. Su quell’area dismessa avevano fatto progetti grandiosi un po’ tutti. Il Comune di Como pensava ad un asilo, l’Ospedale Sant’Anna ad un reparto psichiatrico, l’Orfanotrofio di Santa Chiara ad un proprio ricovero. Erano arrivati addirittura certi industriali di Berlino con l’idea di costruirvi una loro fabbrica.

Affare da 45 mila lire

Mentre i progetti e le chiacchere si sprecavano, don Guanella zitto zitto si presentò ai proprietari con 45 mila lire e, seduta stante, il fabbricato e l’area annessa divennero suoi. La Casa di Santa Maria della Provvidenza, nel perfetto spirito di servizio guanelliano, divenne subito un punto di riferimento per le anziane indigenti della zona e crebbe nel giro di poco tempo. Don Luigi aveva bisogno per l’autonomia delle funzioni religiose di appoggiarsi sempre più alla parrocchia di Lora (diventata autonoma, staccandosi da San Bartolomeo nel 1863). Così il vescovo di Como Alfonso Archi fece preparare il decreto vescovile numero 340 in data 5 febbraio 1915, con allegata mappa illustrativa, in cui si fissavano i confini della Parrocchia di Lora. Vi apposero la firma, oltre al «sac. Luigi Guanella», il parroco di Lora, don Ferdinando Bianchi, il priore di San Bartolomeo e il prevosto di sant’Agata. La controfirma è quella del cancelliere vescovile. Lora, amministrativamente era stata frazione del Comune di Camerlata fino al 15 dicembre 1884, allorché venne aggregata al Comune di Como, contando una popolazione di 350 abitanti. Il decreto vescovile motivava la richiesta di smembrare la zona adiacente all’Istituto di Santa Maria della Provvidenza dalla parrocchia priorale di San Bartolomeo e aggregata a quella di Lora, «vicina e comoda», a cui «già si accede per scuola, cimitero e servizio religioso». La definizione dei nuovi confini parrocchiali estendeva praticamente la parrocchia di Lora dal centro storico abitato sino al cuneo di territorio collinare comprende l’Istituto di Santa Maria della Provvidenza delimitato dalla strada Provinciale (ora Statale per Lecco) fino in fondo alla penultima curva che porta al ponte di San Martino.

«Evitare le intromissioni»

Riguardo alla gestione del pio istituto «per tutti gli effetti d’ordine religioso» però il decreto vescovile precisa che la giurisdizione spetta esclusivamente all’Ordinario o a un suo delegato. Don Guanella, dunque, mette il puntino sulle “i” per evitare qualsiasi intromissione esterna sull’amministrazione interna della Casa.

Gianfranco Casnati

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