Il “difficile viaggio” di Neri

Le ultime quattro raccolte del poeta in un solo volume, che si può leggere anche come un guida sentimentale alla Brianza. Sabato 1° luglio a Erba una passeggiata con letture nei suoi luoghi

“Un difficile viaggio” non solo da leggere, ma anche da sperimentare sul campo. Il libro di Giampiero Neri appena uscito per le edizione Stampa2009 di Marco Borroni, ne “la collana” diretta da Maurizio Cucchi, si presta a essere utilizzato anche come una guida sentimentale al territorio brianzolo, in particolare al Pian d’Erba.

Il volume (pp. 158, 16) riunisce le quattro raccolte di prose poetiche che Neri, scomparso lo scorso 15 febbraio all’età di 95 anni, aveva pubblicato tra il 2020 e il 2022 per le Edizioni Ares: “Da un paese vicino”, “Piazza Libia”, “Un difficile viaggio” e “Un insegnante di provincia”. A ciascuno di questi piccoli e intensi libri avevamo dedicato una pagina, inquadrandoli nella ricerca poetica ed esistenziale dell’autore e nel panorama della poesia italiana contemporanea. Ora che li abbiamo qui condensanti in un unico volume, leggendoli trasversalmente, viene voglia di compiere un viaggio letterale (e letterario) nei luoghi di Neri, che sono molto più di una semplice quinta, come sottolinea lo stesso Cucchi nell’introduzione. «Le figure, maschili e femminili, umili o ragguardevoli (come lo scenografo Ezio Frigerio) che appaiono, e che risultano esplicitamente appartenere a vicende autobiografiche, vengono inserite in precisi contesti ambientali e luoghi che ne sono a volte più ancora di uno sfondo. E infatti, se la memoria del tempo di giovinezza riconduce nei luoghi d’origine, nel territorio della cittadina natale di Erba, e in genere nella provincia comasca, Neri arriva poi a comporre un poemetto in prosa [...] su una piazza milanese e sui suoi personaggi, modeste apparizioni di una dimensione non più provinciale ma rionale. Eccoci allora in piazza Libia, e dunque a Milano, dove il nostro poeta è poi quasi sempre vissuto...».

Ora piazza Libia, con i suoi 200 alberi che Neri aveva contato uno per uno, non è più la meta per chi vuole andare a trovare il “maestro zen” della poesia italiana, perché per il suo “ultimo viaggio” ha scelto il cimitero di Arcellasco, nella natìa Erba, a poche centinaia di metri dalla casa dove passava le estati. Il “viaggio terreno” di Giampietro Pontiggia, nome all’anagrafe del nostro poeta, cominciò il 7 aprile 1927 nella casa di via Luigi Majnoni a Erba, dove oggi andrebbe messa una targa in suo ricordo, come si fece qualche anno fa, grazie al Gruppo artistico erbese, per suo fratello minore Giuseppe Pontiggia, che invece era cresciuto nella vicina via Volta, dove la famiglia si era trasferita quando Giampiero era ragazzino. «Abitavamo in via Mainoni al numero 5 - si legge in una delle prose che aprono il libro fresco di stampa -, e il giardino era davanti a noi, lo si vedeva dalla finestra. / A me sembrava molto grande. Allora andavo alle scuole elementari ma, in giardino, trovavo sempre qualcosa da curiosare. / Quella volta era venuto anche mio cugino Ezio, di poco più giovane. / Aveva in mano un giocattolo che gli avevo presto sottratto. Lui si era messo a gridare e piangere. / Al rumore si era affacciata sua mamma, che abitava sopra di noi, la zia Ester, e aveva comandato: “Ezio, vieni su. Non giocare con quel cretinetti in vacanza”». Così uno dei maggiori poeti italiani e uno tra i più importanti scenografi internazionali dell’ultimo mezzo secolo vengono smitizzati in poche righe, con un pizzico di (auto)ironia lombarda, tanto misurata quanto inesorabile.

Con una passeggiata di poche centinaia di metri si arriva al maggiore parco pubblico di Erba che pure si chiama Majnoni e appartiene all’omonima villa oggi sede del Municipio. «Dove abitavamo, la via prendeva nome dal casato dei marchesi Mainoni, che avevano ancora la proprietà di una villa e grandioso parco, lasciati in eredità al Comune di Erba. / Negli anni del dopoguerra capitava di vedere la superstite di quella parentela, la marchesa Mainoni, camminare nella via privata col suo bastone da passeggio come un’ombra del passato, una sopravvivenza incalzata dai tempi nuovi, che si attardava a sparire». Anche in questo caso il finale accende e rende simbolico un testo che altrimenti sarebbe sembrato una “cartolina d’epoca”. E ci dice, sempre con un pizzico di contenuta ironia, dell’idea di giustizia sociale di Neri, che passava dall’abolizione dei titoli nobiliari, sofferti come una discriminazione durante l’infanzia.

Oggi si può cercare Neri nei boschi attorno al lago di Alserio, tra le mete predilette delle sue peregrinazioni: «Sarebbe piaciuta a Thoreau questa passeggiata, a Robert Walser, a questi spiriti magni che amavano camminare e pensare camminando». Qualcosa di lui rimane anche nelle chiese medievali del Triangolo Lariano: «Amava questi monumenti dell’arte romanica, come la chiesa di Sant’Eufemia, a Erba Incino, la chiesa di Sant’Alessandro, a Lasnigo, la chiesa dei santi Cosma e Damiano, a Rezzago, gioielli di una primitiva arte cristiana. / Quelle pietre parlavano di una fede tenera e puerile, incantata dalle parole dei Vangeli. / Per se stesse erano un miracolo». Proprio da Sant’Eufemia, non a caso, partirà il 1° luglio, una passeggiata creativa per ricordare Neri e gli altri grandi autori ispirati da Erba (da Plinio il Vecchio a Gadda), condotta da chi scrive (info e iscrizioni gratuite qui: https://licini.eventbrite.it).

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