Il racconto d'agosto de La Provincia/7:
<Il critico innamorato>

La mielosa recensione della mostra dell'amica aveva finalmente indignato Clarissa

La recensione di <Prospettive liquide> comparve sull’edizione domenicale de La Nostra Voce e deve la sua importanza storica al fatto che segnò il punto più basso toccato dal nostro Mughetto.
Dato il lignaggio dell’espositrice - i Mombelli-Ghisolfi erano una famiglia di sangue blu - l’anonimo redattore incaricato dell’impaginazione le aveva assicurato la posizione "nobile" della pagina. Il testo, su quattro colonne, comprendeva un ritratto fotografico dell’autrice il cui volto, leggermente inclinato verso sinistra, fissava con occhi incantati l’annuncio di un unguento in grado di combattere la dermatite seborroica. Il titolo, che sormontava testo e foto, recitava: «Quando un critico piange (di gioia)».
Sia risparmiato al narratore il peso di ripetere l’intero corpo di quell’articolo infelice. Basti dire che l’ultimo paragrafo era così concepito:

«Orsù, cari lettori: spogliamoci di ogni ritegno, liberiamoci di ogni imbarazzo, scacciamo ogni richiamo ipocrita che vorrebbe ricondurci alle ragioni dell’orgoglio e della dignità. Liberiamocene e piangiamo: in singhiozzi, in convulsioni isteriche, in lacrime custodite nel fazzoletto, in singulti irrefrenabili. Piangiamo in ogni guisa, purché si pianga. Solo così l’animo nostro saprà purificarsi e sarà pronto ad accogliere l’essenza del Bello quale Amanda Mombelli-Ghisolfi dispiega davanti ai nostri occhi. Come non commuoversi davanti al suo <Ritratto di Cacciatore che Ci Guarda in Cagnesco>, oppure al delizioso bozzetto del delizioso <Cacciatore che Ci Punta il Fucile>, oppure al velocissimo schizzo - due tratti appena - del <Cacciatore che Spara un Colpo di Fucile nella Nostra Direzione>? Come resistere di fronte alla poesia, alla passione, al dono infinito del Vero? Come? Come? Solo tornando bambini, solo ritrovando la purezza e l’innocenza di chi ama la natura e le cose semplici: il sorriso di una donna, una rondine sul filo, due etti e mezzo di polpa macinata, un ciclamino che spunta in un giardino sassoso. Di tutto ciò dobbiamo essere grati ad Amanda Mombelli-Ghisolfi e alla delizia benefattrice delle sue <Prospettive liquide>».

Ma basta così: pietà prevalga su quel momento oscuro nella storia del giornalismo.
A parziale scusante di Mughetto Sinni va detto che egli viveva ormai in uno stato di sdoppiamento psicologico: impegnato giorno dopo giorno in attività quali la compilazione di album di fiori secchi e la catalogazione di farfalle, egli aveva già abbastanza guai per preoccuparsi anche dei problemi di Deniche La Croûte. Vale a dire che, una volta consegnata la recensione al giornale, era a malapena cosciente di ciò che aveva scritto ed evitava nel mondo più assoluto di rileggersi.
Quando nella tarda mattinata si presentò a casa di Clarissa, Mughetto pensava già con orrore alla moscacieca che lo aspettava e, con amara ironia, considerava quanto adatto fosse quel gioco a descrivere la sua presente situazione, fatta di tenebre e nient’altro che di tenebre.
Dopo una congrua attesa, la fidanzata comparve nel soggiorno. La sua mise fece temere a Mughetto di essersi confuso: forse non era prevista nessuna moscacieca, forse - e il suo cuore segretamente esultò - quel giorno era stato stabilito che partecipassero a un funerale: Clarissa indossava un lungo abito nero che metteva in risalto il pallore del suo volto.
«Credevo fosse giorno di moscacieca...», azzardò Mughetto.
«Non ci sarà nessuna moscacieca»: la voce di Clarissa arrivava dal gelo del Polo Nord.
«Ah. Cambiamento di programma? Beh, peccato: ho sempre apprezzato una moscacieca domenicale. Tuttavia, mai perdersi d’animo. Sono certo che la mia zuccherina avrà già pensato a un programma alternativo».
«Non ci sarà nessun programma alternativo».
«Capisco. Un giorno di riposo, soli in casa io e te, allora?»
«Non ci sarà riposo. Né alcun "soli in casa"...»
«Allora proprio non comprendo».
«Come hai potuto!?»
«Potuto cosa, petalo mio?»
«Pubblicare quella orribile recensione sulla mostra di Amanda!»
Mughetto cercò di ricordare che cosa avesse scritto.
«Ma non è affatto orribile!», esclamò. «Anzi, la definirei piuttosto elogiativa».
«Appunto!»
«Non ti seguo, cara».
«Amanda Mombelli-Ghisolfi è la mia migliore amica. Ci conosciamo da quando avevamo tre anni. Non c’è persona cui mi senta più vicina».
«Continuo a non seguirti».
«Questa mattina l’ho incontrata a passeggio sul Corso..»
«Dunque?»
«Mi ha sorriso!»
«Cara, temo che tu debba spiegarti meglio».
«Mi ha sorriso, capisci! Ma non un sorriso qualunque. Oh, no! Era il sorriso che illumina chi dispensa "delizia benefattrice" quando incontra una che dipinge "nature morte di morte violenta!»
«Oh...»
«Era il sorriso di chi cattura l’"essenza del Bello" e osserva dall’alto in basso chi tratteggia "facce minate dall’alcolismo"!»
«Ehm...»
«Il sorriso di chi possiede il "dono infinito del Vero" davanti a chi sciorina "indicibili nefandezze"...»
«Ma io...»
«Ma tu, un corno! Esci di qui, Mughetto. Esci di qui prima che commetta uno sproposito».
Mughetto Sinni si ritrovò per strada pieno di stupore e completamente sfidanzato: a dir la verità, su questo punto Clarissa era rimasta nel vago, ma l’averlo definito "ignobile insetto strisciante" poteva certo valere come benservito. Sorrise e pensò all’ironia insita nel fatto che per una feroce recensione rimasta senza conseguenze, un guazzabuglio dolciastro aveva colpito nel segno.
La cosa meritava una riflessione più approfondita, ma Mughetto era arrivato all’abitazione di Leggera Bisleri e già suonava il campanello senza poter trattenere un sorriso talmente soave che la ragazza, accorsa alla porta, ne comprese il significato senza bisogno di parole.

* * *

Mughetto Sinni (concluse il signor Bargilli) coronò così la sua storia d’amore con Leggera Bisleri e il sole, nel suo cielo privato, tornò a splendere più brillante che mai.
Leggera mantenne fede alle sue sane abitudini e si guardò bene dal proporre cacce al tesoro o gare di pattinaggio a rotelle.
Mughetto, dal canto suo, tornò ad affilare gli artigli di Deniche La Croûte e le recensioni si fecero via via più sanguinolente, proprio come ai bei tempi.
Fedele alla promessa, Leggera mantenne un riserbo assoluto sullo pseudonimo del suo innamorato.
Beh, quasi assoluto.
Una domenica a colazione la giovane accolse Mughetto annunciandogli che avrebbero avuto un ospite.
«È il caro cuginetto di cui ti ho parlato - disse la ragazza, eccitata - Sono così contenta di vederlo: siamo cresciuti insieme. Come sai è il mio confidente e a lui dico sempre ogni cosa... Gli ho raccontato gli ultimi sviluppi della nostra avventura e ha tanto insistito per conoscerti!»
Leggera aprì la porta della camera da pranzo rivelando la sagoma massiccia di un uomo in attesa accanto alla finestra.
«Mughetto - disse Leggera -, ti presento Filadelfio Scassa».

Mario Schiani

  
(7 - fine)

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