Il racconto d'agosto de La Provincia:
"Il critico innamorato" /3

Mughetto si trovò al cospetto del quadro più brutto che avesse mai visto

Appena ebbe chiusa la porta dell’ufficio, Clarissa sorrise eccitata e posò le mani sulle spalle del fidanzato.
«Chiudi gli occhi, per favore, tesoro. Ho una sorpresa!»
Rassegnato, Mughetto obbedì.
La ragazza lo costrinse a girarsi di alcuni gradi a dritta.
«Ora puoi aprirli».
Mughetto colse appena il movimento di Clarissa: aveva sfilato un drappo da un oggetto che adesso gli si parava davanti in piena luce.
«Ti piace?»
Mughetto spalancò la bocca alla disperata ricerca di ossigeno.
Si trovava al cospetto del quadro più brutto che avesse mai visto.
«Ti piace?»
Clarissa dovette ripetere la domanda più e più volte prima che il suono della sua voce penetrasse fino alle trombe di Eustachio del basito Mughetto: pareva che Eustachio in persona avesse apposto il cartello "chiuso per ferie" alle suddette trombe, tanto esse opponevano la più risoluta resistenza a qualsiasi stimolazione esterna.
«Parla, dunque. Ti piace?»
Mughetto si scosse e valorosamente cercò di tener testa alla situazione.
«Naturalmente, cara. È magnifico».
Mai parole costarono di più a un uomo. Prima di essere un Mughetto - e prima di essere un fidanzato -  il nostro eroe era un critico d’arte e quel quadro - una natura morta notturna, o forse un nottambulo morto al naturale - infliggeva all’arte un insulto al di là di ogni possibile sopportazione.
«Ne sono felice!», esclamò Clarissa e aggiunse: «Sarò pronta in due settimane».
«Pronta per cosa?», indagò Mughetto con un filo di voce.
«Per la mia prima mostra!», cinguettò Clarissa. «Oh, non vedo l’ora di confrontarmi con il gusto del pubblico e, naturalmente, della critica». Qui ebbe un istante di esitazione. «Soprattutto - continuò - di quel tremendo Deniche La Croûte. Credi oserà stroncare anche il mio lavoro?»
Un pensiero corrugò la fronte di Mughetto. «Non vedo come potrebbe», rispose in fretta.
«Pare sia capace di tutto. Ma sono certa al cento per cento del valore della mia opera e affronterò il giudizio senza timore. Ora vai pure, caro, ti raggiungerò al ristorante appena avrò apposto alla mia opera un paio di ritocchi. Noi artisti dobbiamo cogliere l’ispirazione non appena si presenta».
Era un Mughetto confuso quello che uscì dallo studio di Clarissa. A rinfrancarlo provvide la visione di Leggera, il cui colorito ancora acceso gli ricordò l’appassionata schermaglia di sguardi incrociata poc’anzi. Decise di passare all’azione.
«Signorina Bisleri - disse compunto - posso sperare di averla mia ospite questa sera a pranzo?»
Leggera, felice, fece segno di sì e i due giovani si riunirono a ora tarda in un ristorantino intimo, sotto l’insegna "Au Rognon Éclectique".
«Ho pensato a noi tutto il giorno!», cinguettò Leggera mentre già scambiava con Mughetto sguardi di rivoltante tenerezza. «Quanta gioia ho provato, ma anche quanti timori! Poi mi sono rassicurata: ho parlato di te al mio confidente - un caro cuginetto - e sai che cosa mi ha detto? E’ convinto che siamo fatti l’uno per l’altra».
«Acuto e saggio, il cuginetto. Se solo potesse aiutarci a superare il grande ostacolo che si frappone tra noi...»
Gli occhi di Leggera si fecero tristi.
«Quale?»
«Questo: come posso onorevolmente sfidanzarmi da Clarissa?»
Leggera convenne che il problema era serio.
«Un modo ci sarebbe...», azzardò Mughetto.
«Oh! Qualsiasi cosa! Ti prego, qualsiasi...»
Mughetto esitò, poi scandagliò gli occhioni della commensale e, non avendo toccato il fondo dopo diverse leghe, decise di aprire il suo cuore.
«Come saprai - incominciò - Clarissa si è data alla pittura. Nel giro di due settimane intende allestire una mostra. Dice che vuole sentire il parere del pubblico. Dice che brama l’opinione della critica». Mughetto a questo punto tossicchiò. «Soprattutto di quel tale Deniche La Croûte...»
«Ho sbirciato i quadri - commentò Leggera -, La Croûte li farà a pezzi...»
«Temo anch’io. Anzi, ne ho la certezza».
«E come?»
Mughetto trattenne il respiro prima di lasciar cadere la bomba.
«Deniche La Croûte sono io».
Leggera spalancò gli occhi: era come se le avessero rivelato che Fred Astaire prendeva lezioni di  tip-tap da Primo Carnera.
«Tu!»
»Proprio io».
«Non ci posso credere».
«E’ così».
«E quindi...»
«E quindi la soluzione è questa: Deniche La Croûte farà il suo dovere scrivendo una recensione, diciamo così, severa. Clarissa se ne adombrerà come una matrona del bridge all’annuncio che il gin-and-tonic è finito e a quel punto mi farò avanti per confessarle che l’abominevole Deniche altri non è che il sottoscritto...»
«E tu pensi che lei...»
«Sono certo che mi darà il benservito. Probabilmente cercherà anche di colpirmi alla mascella ma, se non altro, i mostruosi esercizi fisici ai quali mi ha costretto hanno incrementato la mia agilità e sono certo di potermela cavare senza danni permanenti».
«Oh, Mughetto... Faresti questo per me?»
«Senza un istante di esitazione. C’è solo un problema: quando rivelerò a Clarissa di non essere un semplice Mughetto ma anche un Deniche, la mia carriera di critico sarà finita».
«Come mai?»
«La copertura salterà. Clarissa farà in modo che tutti sappiano chi è il famigerato La Croûte».
Leggera ci pensò su. «Non credo», disse infine.
«No?»
«No. Sai bene che la Barozzi-Patrulli abbraccia ogni giorno un nuovo hobby . Presto dimenticherà i quadri e, di conseguenza, anche Deniche. Piuttosto, ricordati che non sarà l’unica a conoscere il tuo segreto...»
«E chi altri lo conoscerà?», sussurrò Mughetto.
«Io».
«E tu, mi tradirai?»
Leggera sorrise radiosa.
«Mai».

Mario Schiani

(3- continua)

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