Jan Garbarek e il suo Group
Virtuosismi di musica jazz

Il sassofonista norvegese martedì i al cine-teatro di Chiasso

Sound di grande potere evocativo

È una delle bandiera della prestigiosa etichetta discografica Ecm, che ha pubblicato tutti i suoi dischi (una sessantina, tra titoli suoi e collaborazioni). Sicuramente il jazzista più rappresentativo della Norvegia, in realtà musicalmente spazia dal free alla world attraversando folk, classica e persino post bop.

Martedì sera alle 21 (e non alle 20.30, come annunciato in un primo tempo), Jan Garbarek, con il suo Group, farà il suo ritorno a Chiasso, dove raccolse applausi nel 2007, protagonista al cinema teatro del principale concerto del cartellone del ciclo “Tra jazz e nuove musiche” della Rete Due della Rsi.

Jan Garbarek è sicuramente una delle voci più influenti e originali del jazz contemporaneo. Pur con un’eccezionale coerenza stilistica, la sua ricerca ha da sempre trasceso il jazz ed è confluita in un linguaggio musicale del tutto personale, dal grande potere evocativo.

Alle radici della passione musicale del sassofonista c’è John Coltrane, che gli capita di ascoltare alla radio quando ha quattordici anni. Ma, intorno a lui, ferve un mondo musicale che pure lo influenza profondamente: la new thing, Albert Ayler, il suono del sax di Gato Barbieri, un’eccitante scena musicale scandinava a quel tempo vero paradiso per i musicisti americani. Lavora per un certo periodo con George Russell, più tardi suona con Don Cherry.

Una costante ascesa

L’anno cruciale è il 1969: Manfred Eicher fonda la Ecm e invita Garbarek a registrare per il nuovo marchio, di cui diventerà una delle bandiere: “Afric Pepperbird” (1970) proietta il giovane sassofonista nel panorama internazionale. A partire dagli anni Settanta sviluppa a poco a poco uno stile impalpabile e lunare, in cui risaltano l’uso di pause silenziose, di toni acuti e lunghe note sostenute.

Forti richiami classici

Oltre al lavoro con la Ecm, il sassofonista compone colonne sonore di film, programmi radio e tv, produzioni teatrali. Il progetto “Officium” (1994) con l’Hilliard Ensemble pone provocatoriamente le improvvisazioni del sassofonista nel contesto del compositore Cristóbal de Morales (secolo XVI) e di altri brani di musica antica.

Numerose le importanti e fruttuose collaborazioni. Alcune sono atipiche e coraggiose, come quella con Ustad Fateh Ali Khan e altri musicisti pachistani (”Ragas and Sagas”, 1990), altre avvengono con grandi nomi del jazz: il lungo sodalizio con Keith Jarrett iniziato nel 1974 o in tempi più recenti il superpremiato progetto che lo vede in una formazione di star con Chick Corea, Jack DeJohnette, John McLaughlin e Miroslav Vitous.

Da tempo Garbarek si produce dal vivo con il suo Group, di cui abbiamo numerose testimonianze su disco. L’ultima di queste, “Dresden”, è stata incisa all’Alter Schlachthof della città tedesca nel2007 nell’ambito della stessa tournée che toccò anche Chiasso. Nella versione attuale della band spicca il ritorno del grande percussionista indiano Trilok Gurtu.n

© RIPRODUZIONE RISERVATA