La danza che non c'è
Viaggio nei teatri lariani

Pochi gli spettacoli in cartellone - Dal Sociale: "Si può fare di più"
La ballerina Daniela Lanzetti: "Serve più qualità"

Le stagioni dei teatri sono alle porte, con  i diversi cartelloni pronti a calamitare il pubblico. Pare però che a fronte di nutriti programmi di musica, opera lirica, prosa e altro, ci sia un’arte nobilissima che fa un po’ da “cenerentola”, brillando più per l’assenza che per gli spettacoli effettivamente portati in scena.
È la danza, genere molto popolare, nelle sue diverse sfaccettature, ma misteriosamente, non sempre amata dai responsabili dei teatri che la inseriscono raramente nelle proposte stagionali. Per capire come stanno le cose, sollecitati anche dalla lettera di una lettrice, che lamenta anche la scarsa attenzione alla danza nelle rassegne estive, puntando il dito contro la disattenzione delle istituzioni, proponiamo un’inchiesta a puntate, chiamando a discutere gli addetti ai lavori.
Nella realtà comasca, cominciamo con il direttore del settore organizzazione e sviluppo del teatro Sociale Barbara Minghetti.
Signora Minghetti, come risponde a chi lamenta l’assenza della danza dalle scene comasche (e quindi anche dal Sociale)?
Per quanto riguarda il Sociale, devo dividere la questione su due piani distinti. Da una parte porrei il cartellone della Stagione Notte, con gli spettacoli serali, dall’altra le iniziative “scolastiche” con i corsi che comprendono anche la danza.
Partiamo dalla stagione…
In effetti, rispetto ad altri generi, la danza è meno presente, anche se, proprio dal cartellone 2008/9, abbiamo deciso di aumentare il numero di spettacoli da uno a due. In ottobre il pubblico potrà applaudire  Aterballetto, di Mauro Bigonzetti, con Romeo and Juliet, per poi passare, in periodo prenatalizio, al classicissimo Lo Schiaccianoci del Balletto di Mosca. Abbiamo scelto due appuntamenti di stile diverso, per accontentare un pubblico più ampio possibile.
Restano comunque solo due spettacoli. Perché?
Per qualche anno siamo stati piuttosto cauti nella scelta di spettacoli di danza, dopo aver subito due momenti difficili nel primo periodo della gestione Aslico al Sociale. Dovemmo annullare uno spettacolo e anche il Gala in omaggio a Nureyev non vide una folta partecipazione del pubblico.
Come si spiega questa scarsa attenzione degli spettatori?
Non dico che il pubblico fosse distratto o disinteressato anche perché, successivamente, gli spettacoli proposti, hanno riscosso attenzione. Probabilmente allora non avevamo trovato i giusti canali di comunicazione. Comunque, lentamente, la situazione è migliorata e speriamo, nei prossimi anni, di incrementare la presenza della danza in stagione, sempre puntando alla qualità.
E le scuole?
Qui mi pare che il Sociale faccia già moltissimo. Abbiamo duecento allieve tra la danza classica, il flamenco e la danza moderna. Proponiamo spettacoli aperti a tutto il pubblico e seguitissimi. A giugno, per esempio, abbiamo organizzato cinque serate di questo genere. Credo che non si possa imputare nulla al nostro modo di fare formazione sulla danza.
E nel territorio? È così latitante, la danza?
Mi pare che si facciano degli sforzi propositivi. Penso a due teatri come il Giuditta Pasta di Saronno e il Cinema Teatro di Chiasso che sono molto attivi, sia pure in modo diverso, nella presentazione di spettacoli di danza. Si può fare di più, ma penso che siamo sulla buona strada.
Sara Cerrato

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Chi propone la danza ha un punto di vista legato all’organizzazione e al budget, chi danza fa un’analisi diversa. Daniela Lanzetti, comasca, allo Stuttgart Ballet come solista e membro del corpo di ballo è ottimista con riserva, nel senso che è convita che Como non sia del tutto sorda alla danza, ma che forse dovrebbe portare più star per attirare il pubblico.
Daniela, da Stoccarda Como come appare, è davvero così povera di danza?
Como oggi dedica più attenzione alla danza rispetto a qualche anno, un atteggiamento che forse riflette la tendenza nazionale a dedicare più spazio a questa arte. Penso ad «Amici», che non propone danza classica, ma lo stesso avvicina molto il pubblico al ballo, o ai film e ai musical recenti. A Como le occasioni di vedere un balletto sono poche perché non viene presentato quello di alto livello, chi vive a Milano ha la possibilità di vederne tanta, anche da studente portato dalla scuola, a Como meno. Io penso che la passione va coltivata da piccoli, se a un bambino fai vedere un bel balletto, se ne innamora. Bisogna mostrarlo anche ai bambini di Como.
Però, anche a Como qualche bel tentativo con con nomi grossi viene fatto...
Sì, ma bisognerebbe rivedere la situazione nel suo complesso. Voglio dire che il teatro Sociale, per esempio, ha un palco piccolo che non si presta al balletto, i ballerini rischiano di farsi male, vengono le tendiniti e il fisico si rovina.
Vuol dire che servirebbe un nuovo teatro?
Sì, uno spazio più grande, ma anche più fondi, più aiuti anche dal Comune. Si fa molto per l’opera e i concerti, non altrettanto per la danza. Io a Como ho visto qualcosa a Villa Erba, ma in genere sono scuole. Non ho mai visto compagnie come la nostra, e non lo dico per farmi pubblicità però...
Però...
Però, noi con lo Stuttgard giriamo il mondo, siamo andati con la Ferri a Palermo, e non mi si dica che là ci sono più fondi, a Modena, a Ferrara e perfino in Asia. Cos’hanno questi posti più di Como? Girando tanto mi sono chiesta perché a Como non ci hanno mai invitato.
Perché non vi hanno mai invitato?
Non lo so, ma forse si ha paura dei costi, invece si dovrebbe sapere che una compagnia buona non costa tantissimo, poche migliaia di euro.
Faccia un "preventivo".
Beh, ci sono balletti formati da venticinque persone che costano poco. Chi invita deve pagare il viaggio e l’hotel, non i ballerini che hanno uno stipendio fisso. Al massimo a loro viene riconosciuta una diaria di 50 euro come rimborso spese, magari si chiede al teatro un buffet dopo il balletto, ma non è obbligatorio. Oggi il biglietto aereo low cost Milano-Stoccarda costa 39,90 euro, per andare a Siviglia, noi abbiamo perfino noleggiato l’intero aereo low cost. Insomma, si può fare. Con poche migliaia di euro si può fare qualcosa. Como lo merita, visto che ha anche una scuola, quella di Simonetta Manara che offre una buona Carla Colmegna

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