Lago & disagio a tutto rock
nel nuovo cd del Tirlindana

Brani di forte impatto e musicalità ricercate in "157 io e te", che la band comasca presenta domenica 18 maggio in piazza Cavour a Como,

Torna a far sentire la sua voce una delle più longeve rock band del Lario, il prossimo giugno nei negozi con l’album dall’enigmatico titolo “157 io e te”. Si tratta dei Tirlindana, gruppo di Menaggio attivo fin dal ’92 e per niente disposto a mollare il colpo, nonostante qualche delusione patita, alcuni cambi di formazione e i non pochi chilometri percorsi per suonare dal vivo.
La formazione dell’alto lago sarà oggi pomeriggio alle 18.30 in piazza Cavour a Como, per una manifestazione pro Aism (insieme ad una cover band emiliana che riproporrà il repertorio di Zucchero), e nell’occasione suonerà alcuni brani dell’imminente lavoro. “La Provincia” ha ascoltato il disco in anteprima e ne ha parlato con Andrea Solinas, autore dei testi della band e carismatico cantante.
Solinas, un titolo stravagante per questo ritorno, a cosa si riferisce?
Fa riferimento ad una storia riservata, che ha a che fare con alcune osservazioni che sono state fatte sulla struttura dei miei testi e con i cambi di formazione all’interno del gruppo, è una specie di messaggio in codice ma niente di esoterico.
Il suono generale del disco sembra pescare dal vostro abituale terreno di coltura, ma in chiave più rock, non crede?
È proprio quello che desideravamo far uscire, un suono più corposo, più diretto. Abbiamo spogliato le canzoni di tutte le cose superflue per farne uscire soprattutto l’impatto live.
Ci sono canzoni come «Aprile» e «Animali Marini» che colpiscono più a fondo di altre, sembrate più introspettivi…
"La seconda, in particolare, è lontanissima da quello che abbiamo fatto finora, io la definisco "sommessamente arrabbiata", parla di come, a fronte di grandi intendimenti, spesso si finisca arenati davanti ad una birra in un pub, come grossi pesci che muovono le pinne in una insufficiente quantità d’acqua.
L’intero album parla di rabbia e sentimenti, c’è un pezzo che è per lei rappresentativo di questo momento? Penso a "Roccazzo". Non tanto per il suo tiro molto rock e nemmeno per il titolo, uscito quasi per scherzo in prova e poi rimasto tale, ma perché contiene una delle mie frasi preferite: "È ciò che ti manca quello che è sempre con te", spesso si rimane amaramente in compagnia delle cose che non si possiedono.
Quanto influisce il vivere in riva al lago sulla vostra creatività?
Non poco. È normale che l’ambiente in cui cresci finisca con il condizionarti. Anche se io, ormai da qualche anno, vivo a Milano, il nostro lavoro è nato sul Lario come i precedenti. Nella nostra musica, che non vuole togliere nulla alla bellezza di questi luoghi, emerge più il disagio di situazioni dove spesso, in settimana, non c’è nulla da fare e per combattere la noia c’è solo qualche piccolo ritrovo dove tirare notte in un clima di calma piatta. Negli ultimi anni, poi, la situazione sembra essere peggiorata.
Nonostante questo, continuate a portare avanti il vostro progetto con caparbietà…
Probabilmente questa noia è proprio lo stimolo che ci spinge a fare qualcosa di diverso.

Fabio Borghetti

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