Max Pezzali è cresciuto
L'Uomo Ragno? Alle spalle

Il leader degli 883 suona a Erba il 19 settembre, a Lariofiere. A 41 anni, romanziere e un figlio in arrivo, è al culmine della maturità artistica


È un momento molto particolare della vita e della carriera di Max Pezzali. La sigla 883 è stata abbandonata ormai da un lustro e il cantore del giovanilismo degli anni Novanta ha festeggiato le 40 primavere. Ha esordito come romanziere pubblicando “Per prendersi una vita”, la storia di quattro ragazzi alla ricerca di un’identità sulle tracce di Joe Strummer, idolo di gioventù.
In questi giorni sta attendendo il lieto evento: aspetta il primo figlio da sua moglie Martina. Si chiamerà Hilo, un nome hawaiiano già noto ai fan perché l’artista pavese si tiene sempre in contatto con i suoi sostenitori gestendo un photoblog in rete, ovviamente visitatissimo, come si addice a una star da (circa) sei milioni di dischi venduti. In queste ore prima della sua incursione a Erba, però, si è chiuso nel privato, per un evento così importante. Pochi giorni fa è stato protagonista di una puntata della trasmissione di Mtv “Storytellers” dove gli autori sono invitati a raccontarsi e a raccontare la genesi delle proprie canzoni.
Uno spazio, questo, che sembrava riservato ad artisti “alti” mentre Max, fin dagli esordi, ha faticato a farsi prendere sul serio, non tanto dal pubblico, che non è mai mancato e che lo ha seguito anche dopo la defezione di Mauro Repetto, anche dopo l’abbandono della remunerativa sigla, quanto da parte della critica, notoriamente poco incline ad apprezzare chi arriva al grande successo, apparentemente, senza alcuna fatica e con canzoni sbarazzine come “S’inkazza”, “Non me la menare” e “6 1 sfigato” (a rileggerli in fila potrebbero essere titoli di un qualsiasi album dei ben più acclamati Skiantos).
Costoro dovrebbero andarsi a leggere l’“ Ermeneutica contestualizzata del testo” di “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” riportata dagli esegeti su Wikipedia, la nuova enciclopedia autoreferenziata del sapere: vette di lirismo che stanno facendo il giro del web. “Vi è stato chi ha individuato nell’Uomo Ragno della canzone Giovanni Falcone - riporta l’estensore della pagina - il magistrato ucciso dalla Mafia nella primavera del 1992 (nell’estate del grande successo, moriva anche Paolo Borsellino). Altri hanno visto immortalato in quel testo l’illusione che la classe politica che si sgretolava sotto le inchieste di Tangentopoli rispondesse - nel suo pluridecennale dominio - a valori democratici più che a interessi affaristici in cartello tra di loro”. Insomma, chi pensava di saltare e ballare su semplici canzoncine dovrebbe, quindi, ricredersi?
Probabilmente la verità sta nel mezzo, da una parte Pezzali che con comprensibile candore ha confessato di aver iniziato a comporre per divertimento senza aspettarsi di suscitare tanta attenzione né di ottenere tanti consensi, dall’altra la tipica voglia, questa sì tutta figlia degli anni Novanta, di elevare qualsiasi cosa al rango di cultura “alta”. Tutti questi potranno ritrovare il loro idolo stasera e, oltre alle grandi hit, imparare anche i due inediti infilati in “Max live 2008”: “Mezzo pieno o mezzo vuoto” e “Ritornerò”.

Alessio Brunialti

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