Parolario, gli incontri del 25 agosto
Porta Raffo: "Narro la voglia di fuggire"

Il polemista e saggista esordisce nel giallo con "Albergo a ore"

Lasciare la strada maestra della propria vita, che sembrerebbe inesorabilmente tracciata, tagliare i ponti con gli altri e scegliere un altro destino, minore forse, ma diverso. Quante volte abbiamo avuto la tentazione di fare un salto e ricominciare? Mauro Della Porta Raffo, giornalista, narratore e saggista varesino ha trasformato questo desiderio in una storia, raccontata, con una venatura, inedita, di giallo, nel libro "Albergo a ore". L’opera verrà presentata oggi, dallo stesso autore, a colloquio con Massimo Bertarelli, alle 17.30, in piazza Cavour, per uno degli appuntamenti più attesi di Parolario 2008. Con il “Gran Pignolo”, secondo il soprannome affibbiatogli da Giuliano Ferrara, parliamo di questa sua fatica letteraria che viene da lontano e riporta in auge la passione per la narrativa, primo amore di Della Porta Raffo.
«Albergo a ore» parte da una scelta radicale del protagonista. Da dove nasce il desiderio di fuga?
La storia che troverete in questo romanzo breve o racconto lungo, è uno dei miei possibili futuri. La prima stesura risale agli anni Novanta, quando, in seguito ad una situazione di difficoltà personale, avevo seriamente valutato la possibilità di lasciare tutto e tutti, trasferendomi in un’altra città e cambiando persino nome. Questo non è mai avvenuto ma devo ammettere che, periodicamente, la tentazione di modificare la rotta della vita si fa sentire.
Quindi, attraverso la scrittura, questa “uscita di scena”, in qualche modo, si compie…
Sì, il mio personaggio sceglie di abbandonare tutto e di trasferirsi in una grande città (Milano probabilmente ndr), dove si impiega sotto falso nome come portiere in un albergo che poi scoprirà essere ad ore. Questa scelta comporta tutta una serie di nuove esperienze: dalla relazione con la matura proprietaria dell’albergo, all’osservazione dei tipi umani più bizzarri che passano nelle stanze della struttura.
Chi sono questi personaggi che lei si è divertito a tratteggiare nel racconto?
Hanno caratteri diversi e sono nati da un’ispirazione prevalentemente letteraria, anche se poi li ho “vissuti” tutti, intensamente. C’è il giovane scrittore che cerca di sfondare e intanto si fa mantenere dal padre che gli invia il denaro. Ci sono i piazzisti e le coppiette che vivono amori furtivi. Tra loro donne bellissime che si fanno mantenere, adulteri e anche una coppia omosessuale che io maltratto un po’ perché non sono politicamente corretto.
E poi c’è la svolta verso il giallo, per lei inedita…
Sì. Ad un certo punto della storia, uno degli ospiti dell’albergo si sente male e la vicenda prende una piega particolare che ora, ovviamente, non svelerò. Mi sono molto divertito con questo racconto che, nella mia esperienza letteraria, è un ritorno alla mia prima passione, la narrativa. Quando iniziai a scrivere, sentivo proprio desiderio di raccontare. Poi, seguendo i consigli di Giuliano Ferrara, ho fatto molte altre cose, ma la voglia di scrivere storie è sempre rimasta forte e ora, pubblicando "Albergo a ore", che ha ottenuto ottimi riscontri, voglio rafforzarla e darle nuovo slancio.
Una scrittura, come si dice spesso, “terapeutica”?
Non nel mio caso. Non conosco la crisi dell’ispirazione e il blocco della pagina bianca. Mi definisco una macchina. Sarà forse merito dei tanti generi praticati e degli interessi diversificati. O forse sarà perché sono davvero bravissimo.

Sara Cerrato

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"Al diavul", riflessi in un occhio viola
Incontro con il romanziere Bertante

La serata di Parolario prevede, oggi, alle 21, in piazza Cavour, un appuntamento interessante e l’incontro con un libro che mescola storia e romanzo, mantenendo toni vividi e un respiro epico fedele alla migliore tradizione del genere narrativo. Protagonista sarà Alessandro Bertante, scrittore e critico letterario. A Como, per il festival Parolario, dialogando con Gian Paolo Serino, in alternanza con le letture dell’attrice Laura Negretti, Bertante presenta "Al diavul", edito da Marsilio. La storia, ambientata agli inizi del Novecento nell’ambiente rurale dell’Alessandrino, dove è nato l’autore, vede protagonista Errico Nebbiascura. L’autore ne narra la vita fin dalla nascita, caratterizzata da un evento che viene interpretato come un presagio di sventura. Il neonato, infatti, ha un occhio viola. La vicenda poi prosegue, raccontando l’infanzia di Errico, trascorsa nei campi attorno alla fornace del padre. È un ambiente tipicamente contadino e caratterizzato da una cultura arcaica, destinata all’estinzione. I sogni nell’adolescenza di Errico sono venati dalla voglia di avventura e dai primi accenni di rivoluzione mentre l’Italia conosce le prime lotte operaie del Novecento. In un veloce e inesorabile avvicendarsi di eventi, le speranze di cambiamento saranno soffocate dalla cupa cappa del totalitarismo fascista che indurrà Errico alla partenza per la Spagna. Anche nel nuovo paese, le vicende del personaggio mescolano scelte private ad un ruolo preciso negli eventi storici. Con la donna che diventa la sua compagna, Marisol, Errico vivrà da protagonista le diverse fasi della guerra civile, prima nella Barcellona libertaria e poi nella "Columna de Hierro", la leggendaria colonna anarchica del fronte aragonese. Sarà un percorso senza lieto fine, in cui sono proprio le illusioni il motore e insieme l’epilogo di ogni cosa.

Sa.Ce.

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L'avventura di Davide Brovelli,
uno chef con posyo al "Sole"

Anche nell’edizione 2008 ParoLario si interessa di cultura gastronomica grazie alla collaborazione con un grande esperto del calibro di Franco Soldaini, direttore dell’Istituto alberghiero Gianni Brera di Como. Sarà lui stesso assieme al direttore del mensile «A tavola» Chiara Moiana a condurre, oggi pomeriggio alle 18.30 al caffè letterario di piazza Cavour, l’incontro con Carlo Vischi e Debora Bionda, autori del prezioso volume «Davide Brovelli, pesce d’acqua dolce» (Gribaudo - Divisione Il Gusto, 2008) dedicato alle arti del rinomato chef del ristorante «Il Sole» di Ranco, attivo da più di 150 anni e ora affidato alle doti dell’ultimo rampollo della famiglia. Una vocazione, quella di Brovelli, che ha abbandonato gli studi di perito industriale quando ha capito che la sua strada era dietro ai fornelli, appassionandosi, innanzitutto, alla pasticceria effettuando stage nelle cucine più celebri, carpendo i segreti dei grandi maestri e arrivando a ottenere, per «Il Sole», l’ambita stella della Guida Michelin già nel 1980. La seconda stella è arrivata nel 1987 assieme ai riconoscimenti internazionali che hanno fatto di lui l’ambasciatore della cucina italiana nel mondo. Il libro di Carlo Vischi e Debora Bionda ne racconta la storia e svela, naturalmente, anche qualche succulenta ricetta da maestro.

Alessio Brunialti

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