Parolario, gli incontri del 30 agosto
Mancuso, un best seller con l'anima

Sette edizioni, riflettori in tv, editoriali sul "Foglio": e pensare che tutto era iniziato con una stroncatura. La Provincia ha intervistato il teologo del San Raffaele che sta rifondando con spregiudicatezza i capisaldi del Cristianesimo. Non senza polemiche

«Caro Vito, hai avuto un bel coraggio a scrivere dell’anima»: sono queste le prime parole del libro "L’anima e il suo destino", opera di Vito Mancuso. Ed è il cardinale Carlo Maria Martini a rivolgere il messaggio che prepara il lettore al tuffo nel mare aperto di una speculazione che intende attraversare le colonne d’Ercole del nostro tempo, andare oltre il mondo filosofico e teologico fin ad ora conosciuto, oltre le definizioni tradizionali di anima, di vita e di morte, di bene e di male, di eternità, salvezza, peccato, inferno…
L’esito dell’impresa sfocia in una sorta di rivoluzione copernicana. Ed è sempre il cardinale già arcivescovo di Milano, pur prendendo qualche distanza dalle tesi dell’autore, a sottolineare una tale prospettiva: «Non posso che augurare che il tuo libro venga letto e meditato da tante persone, anzitutto da coloro che non si preoccupano dell’esistenza dell’anima né del futuro dell’uomo… Ma anche altri, quelli che ritengono di avere punti di riferimento saldissimi, possono leggere le tue pagine con frutto». Più che un augurio fu una vera profezia: "L’Anima e il suo destino" è giunto in pochi mesi alla settima edizione, con 80mila copie vendute in Italia, numero esorbitante per un libro che tratta di questioni teologiche. L’elaborazione di Vito Mancuso, 46 anni, sposato con figli, docente di teologia moderna e contemporanea all’Università San Raffaele di Milano, editorialista del "Foglio" e dell’"Infedele" di La7, da tempo impegnato nell’ambiziosa e dichiarata impresa di «rifondare la fede» rileggendone i contenuti attraverso il metodo scientifico, dilaga effettivamente ben oltre la cerchia degli addetti ai lavori.
Alle ore 18 l’autore del best seller sulle "questioni ultime" interverrà a Parolario (www.parolario.it), per dialogare su "L’anima e il suo destino. La teologia di fronte alla coscienza laica".
Vito Mancuso, cosa dice di tanto dirompente e innovativo quando parla dell’anima?
La novità consiste nel pensare l’anima non come sostanza separata dal corpo, che discende dall’alto, creata cioè direttamente da Dio senza il concorso dei genitori, come specifica il catechismo, ma come ciò che procede dal basso e rappresenta una disposizione dell’energia che noi siamo: questo si chiama vita… L’anima è il principio della vita, è una realtà concreta" risponde l’autore dell’opera che sta provocando un vero terremoto fra teologi, filosofi e uomini di scienza.
Non si profila così il rischio di ingabbiare l’anima in una formula, di negarne la trascendenza?
La negazione della trascendenza oggi non è un rischio, ma piuttosto un’evidenza, è una realtà che cade sotto gli occhi di tutti. Anzi, proprio la concezione di anima separata dal corpo ha portato alla situazione attuale: oggi si considera l’anima come qualcosa di estremamente aleatorio, tanto che si fatica persino ad ammetterne l’esistenza. La mia speculazione in tal senso approda al recupero di una antichissima tradizione che viene oggi ripensata con le categorie che ci consegna la scienza contemporanea.
In oltre di 300 pagine i capisaldi del catechismo subiscono un decisivo smantellamento: dal dogma del peccato originale, all’efficacia salvifica del battesimo come degli altri sacramenti, fino alla centralità di Cristo nel disegno di redenzione. Ma la sua "rifondazione della fede" non è piuttosto una ricostruzione ex novo?
Occorre responsabilmente fare i conti con la realtà: oggi larghissimi strati della popolazione nel mondo occidentale vivono senza religione. Dobbiamo interrogarci sul fenomeno: possiamo dedurre che gli uomini moderni sono impazziti ed eticamente fuorviati oppure riconoscere l’incapacità del cattolicesimo tradizionale di stare al passo con la modernità riguardo ai progressi scientifici, filosofici… La visione del mondo che la dogmatica cattolica ha strutturato non tiene: occorre parlare in modo efficace e credibile, tornare cioè ad essere in grado di evangelizzare. Il principio cardine del Cristianesimo è che Dio è amore ed è amore umano. Questo è il cuore vitale che va difeso oggi dal nichilismo.
Alcuni paragrafi sono dedicati al diavolo da lei messo fuori gioco…
Non credo all’esistenza del diavolo, ma ammesso e non concesso che esista, non può che essere destinato alla umiliazione definitiva, alla conversione forzata, a vedere le sue tenebre interiori sbaragliate dall’irrompere della forza della luce divina.
Sfugge però l’origine del male… Non si corre il rischio di ridurre il peso della libertà?
Il rischio contrario e più concreto è il manicheismo: pensare che ci sia una sfera del bene e una del male, simmetricamente opposta, di fronte alla quale Dio non possa intervenire. Invece…
Le sue tesi sono state puntualmente stroncate dall’Osservatore Romano e «Civiltà Cattolica». La critica sostanziale è di "gnosi", concezione di salvezza che l’uomo è in grado di realizzare da se stesso. Come reagisce a queste accuse?
Il problema è complesso: la gnosi pone il presupposto che la creazione e la natura sono male e noi ci salviamo esercitando la separazione dal corpo, dalla materia, dalla storia… Io dico esattamente il contrario e cioè che la salvezza sta esattamente nell’adesione al mondo nella logica relazionale e amorosa che Dio ha messo nella creazione, il contrario dello gnosticismo.

Laura d’Incalci

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Biondillo e lo "schiaffo"
dato da Terragni a Como

Lo scrittore Gianni Biondillo presenta oggi a Como, alle 17.30 in piazza Cavour, "Metropoli per principianti". Architetto dagli interessi eterogenei, che lo hanno portato a spaziare tra i generi più diversi, dal saggio letterario al romanzo giallo, l’autore torna a parlare di architettura, una disciplina che ben conosce e di cui parla con toni critici ma appassionati. Afferma infatti «Non fate studiare architettura ai vostri figli. Non ne vale la pena». In questo volume che verrà presentato nel festival letterario in corso in città, Biondillo guida il lettore in un itinerario attraverso il dedalo di strade e piazze delle nostre metropoli ma anche di centri urbani più piccoli, fino alle periferie, che non sono considerate zone remote ed emarginate ma un "laboratorio” denso di potenzialità. È un racconto che vuole seguire il corso delle trasformazioni edilizie del nostro Paese dal dopoguerra in avanti. Molte le critiche a certi piani regolatori che hanno omologato e appiattito il paesaggio italiano «che tu sia sulle Prealpi o in Sardegna». Nel libro vengono anche citati i protagonisti dell’architettura italiana del Novecento e tra loro Terragni con il suo Novocomum definito «edificio condominiale che ha la violenza di uno schiaffo in pieno volto». Il libro ha anche una componente narrativa nelle pagine dedicate a Milano e in particolare a Quarto Oggiaro dove Biondillo è vissuto con la sua famiglia.

Sara Cerrato

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Wu Ming 4 in riva al lago
Benvenuto Lawrence d'Arabia 


Il caso letterario Wu Ming sbarca in piazza Cavour alle 21, con la presentazione della «Stella del mattino» (Einaudi), romanzo d’esordio dell’anonima penna n° 4 del collettivo di scrittori, Federico Guglielmi, che incontra Alessio Brunialti. Il romanzo di Wu Ming 4, che per filosofia fondante si trincera dietro lo pseudonimo cinese «nessun nome», prende le mosse dall’arrivo a Oxford di Lawrence d’Arabia, leggendario artefice della rivolta contro i turchi. Il reduce si confronta con i tre totem della letteratura anglosassone John R. R. Tolkien, Clive Stapes Lewis e Robert Graves, gravati dal trauma della Grande Guerra. Letture a cura di Laura Negretti.

Barbara Ciolli

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