Prima milanese per i ritrovati Sulutumana

Recuperato il vecchio nome, il gruppo presenta al Teatro Studio il nuovo album <Arimo>

MILANO - Qualche appassionato è già riuscito a ottenerne una copia, ma sarà ufficialmente in circolazione solo dal 2 maggio. È "Arimo", album numero quattro dei Sulutumana che segue "La danza" del 2001, "Di segni e di sogni" del 2003 e "Decanter" del 2005 anche se la band ha realizzato anche numerosi progetti collaterali, alcuni arrivati alla pubblicazione (il mini "I pèss", il contributo audio al libro "Angeli a perdere", i lavori con Giuseppe Adduci "L’incredibile meravigliosa storia di Prinsi Raimund" e "Il lago di Como") e, soprattutto, anche se la formazione, assunto l’attuale assetto, si è esibita sotto mentite spoglie per un anno, per riordinare le idee, anche per scombinarle.
Semisuite, questa l’identità alternativa, ha fatto a tempo a mettere in catalogo solo un’altra collaborazione, "Ciao piccolo principe", prima di una rivoluzione che ha portato a riprendersi la vecchia denominazione, rimasta nel cuore dei fan oltre che di Gian Battista Galli (voce e fisarmonica), Francesco Andreotti (pianoforte e tastiere), Nadir Giori (contrabbasso e basso), Andrea Aloisi (violino), Raffaele Cogliati (chitarre), Angelo Galli (flauto, percussioni e voce), Marco Castiglioni (batteria) e Samuel Cereghini (batteria e percussioni).
 Il cd verrà presentato ufficialmente mercoledì 23 con un grande concerto al Teatro Studio di Milano che più volte, in passato, ha dato spazio alle divagazioni teatrali dei Sulutumana. Ma in questo caso domina la musica. Un titolo evocativo, che riporta alla memoria gli innumerevoli nascondini dell’infanzia, un disco che gli autori raccontano così: "Ora che siamo cresciuti, ci portiamo ancora in tasca questa formula, questa antica regola del gioco, con la speranza di poterla rendere efficace nel nostro quotidiano di adulti. Il nostro "Arimo" è un invito: un invito a fermarsi a riflettere e a controllare la mappa del proprio percorso quando le circostanze lo richiedono, un invito a non aver paura di restare indietro o di perdere il passo di un mondo che corre spedito Dio solo sa dove, un invito a cercare di comprendere che abbiamo diritto e facoltà di pensare e sbagliare con la nostra testa e che questo non può che farci crescere. Un invito a cercare il proprio ritmo interiore, a capire che quando si tiene il proprio passo si incontrano gli altri e ci si confronta, mentre rincorrendoli si arriva col fiatone, i pensieri annebbiati e le parole strozzate in gola.
Insomma, più che un titolo "Arimo" è una filosofia di vita che ci viene tramandata, una volta tanto, non dalla saggezza dei vecchi ma da quella dei bambini".
 Dodici brani, in parte inediti, in parte tratti da produzioni recenti, canzoni che rischiavano di restare in un limbo, saggiamente recuperate.
Da "Pianoforte vendesi", tratto da un racconto di Andrea Vitali, arrivano "Appeso per la luna", "Canzone dell’amante che se ne va - Nebbia d’estate", "Canzone del calzolaio ubriaco - Versi alcolici", "Lègura"; da un’altra opera dello scrittore bellanese, "Un amore di zitella", provengono "Canzone di Iole" e "Il viaggio"; da "La farfala sucullo", ancora con Adduci, il pezzo omonimo. Poi "Ogni voce che tace", ispirata ai racconti di guerra de "Le scarpe al sole" di Paolo Monelli, "Di pace e di pane", dedicata a Gabriele Moreno Locatelli, nato a Canzo e morto a Sarajevo, colpito da un cecchino mentre era in missione di pace, nel ’93, "Un po’ come", dedicata "a chi ride per amore" e "Liberi tutti", dedicata “ai grandi”.

Alessio Brunialti

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