Svolta a Ciao Como Radio
Canali "lascia" dopo 30 anni

Lo storico protagonista dell'emittente lariana abbandona la direzione artistica e, per qualche tempo, anche il microfono. Obiettivo: cercare nuove strade per rilanciare l'avventura iniziata nel '76

Una piccola grande rivoluzione nella storia della radiofonia comasca. Dopo più di trent’anni Lorenzo Canali lascia la direzione editoriale di "Ciao Como" e si allontana anche dal microfono per qualche tempo. Non è un addio definitivo, il suo, ma dopo tanto tempo trascorso a informare, divertire, allietare a suon di musica i comaschi, in un momento interlocutorio per tutta l’emittenza, si impegnerà nella ricerca di nuove strade per far rinnovare l’avventura iniziata con il fratello Alessandro e un pugno di amici nell’ormai lontano ottobre 1976. 
Ma chi ve l’ha fatto fare, come è iniziato tutto?
Si può realmente dire che erano tempi completamente diversi. Eravamo tutti ragazzi, volevamo esprimerci, passare il tempo, divertirci e divertire e, in un momento di vuoto legislativo, era facile occupare una frequenza e trasmettere. La prima sede di quella che, allora, si chiamava "Radio Brianza Limite" era a Tavernerio, dove siamo rimasti, cambiando ben tre uffici, fino al 1993. A un certo punto ci eravamo insediati in una filanda dismessa ristrutturandola dalle fondamenta al tetto: facevamo tutto da solo, non solo per quanto riguarda i programmi.
Poi siete arrivati in città...
Intanto avevamo cambiato nome in "Como Radio City" già nel ‘79. Quando abbiamo acquisito la nostra rivale storica, "Radio Studio Vivo", nel ‘93, ci siamo spostati in via Luini e, ora, la sede di "Ciao Como Radio" è in viale Varese.
Non cambiano solo gli uffici. Come è mutato il mondo dell’etere da allora?
La radiofonia attraversa un momento difficile perché non è più uno strumento per i giovani che si indirizzano altrove. Adesso le emittenti locali e i grandi network cercano di spartirsi un pubblico composto da quelli che potremmo definire “giovani adulti”, ovvero persone tra i trenta e i cinquant’anni cresciuti con le radio libere e abituati all’ascolto.
Qualche soluzione possibile?
Io lascio i programmi in mano a Michele Ricci e Matteo Cori, che assumeranno la direzione artistica, e mi dedicherò proprio a cercare nuovi sbocchi. Sono fermamente convinto che ci sia necessità di “fare sistema”, tanto per utilizzare un’espressione in voga in questo periodo, nel mondo della comunicazione. Le radio locali possono sopravvivere se riescono a incidere sul territorio, a diventare un punto di riferimento per l’informazione, per le cronache sportive, per gli eventi...
Ovvero affiancandosi agli altri media, dai giornali alla televisione fino ad arrivare a Internet?
Esatto: così si verrebbero a creare sinergie economiche ma anche professionali.
Meno romanticismo e più spirito imprenditoriale, quindi?
Se si vuole sopravvivere è obbligatorio. Ma non lascerò mai del tutto i microfoni. Sto, anzi, studiando dei programmi specifici, per tornare a fare solo quello che mi piace, come agli inizi. Magari vendendo le trasmissioni complete anche ad altre emittenti, cercando di smuovere ancora un po’ le acque.
Alessio Brunialti

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