Uto Ughi al Sociale: "Suono per i giovani
a loro si deve il meglio dell'arte"

Il violinista di fama mondiale si ferma sul Lario l'8 dicembre per un eccezionale concerto con i Filarmonici di Roma

L’evento musicale di fine anno porta il nome di Uto Ughi, a Como.
In un Teatro Sociale che si annuncia gremito, il violinista di fama mondiale sarà protagonista l'8 dicembre del recital con il quale la Fondazione Comasca onlus condividerà con la comunità lariana, della quale è concreta emanazione, i brillanti risultati nel cammino teso al bene comune. Un motivo in più che ha sicuramente spinto Ughi ad accettare di inserire fra la serata a Tel Aviv, alla presenza del presidente della repubblica Giorgio Napolitano, e la serie impressionante di concerti che, da qui a Natale, lo vedrà protagonista da Merano a Terni, da Mantova a Cuneo, una tappa sullo storico palcoscenico del tempio comasco della musica e del belcanto, accompagnato da quattordici elementi dell’orchestra da camera dei Filarmonici di Roma.

Maestro dei giovani
Il sessantaquattrenne virtuoso dell’archetto, triestino d’origine, ma nato in terra d’Insubria, a Busto Arsizio, da tempo accompagna la propria arte a momenti istituzionali e all’impegno per sensibilizzare i giovani, testimonianza che gli è valsa la nomina, da parte della Presidenza del consiglio dei ministri, di presidente della commissione incaricata di studiare una campagna di comunicazione a favore della diffusione della musica classica presso il pubblico giovanile: un’azione di grande significato che Ughi ha voluto ribadire anche nell’intervista concessa per i lettori de La Provincia.
Maestro Ughi, le sue proposte per avvicinare i giovani al bello non la pongono di certo fra gli artisti autoreferenziali. Quale riscontro riceve?
I giovani sono l’avvenire: senza di loro non c’è ricambio generazionale, sui palcoscenici come nelle platee. Mai come oggi ritengo che sia doveroso per un artista rendere la musica più fruibile con ogni mezzo, anche con le parole.
Mi capita di farlo prima di un concerto: dare una piccola idea che aiuti a comprendere maggiormente; ora faccio in modo che sia una costante con i giovani perché sono sicuramente una speranza, sono disponibili ad assorbire tutto ciò che viene loro dato come una spugna, ma proprio per questo bisogna impegnarsi a dar loro il meglio dell’arte e dell’uomo.
Nel suo recital a Como con i Filarmonici di Roma ha scelto, oltre alla Ciaccona per violino e archi di Tommaso Vitali, Bach e Mendelssohn. C’è un motivo particolare?
Mendelssohn è, innanzitutto, colui che ha riscoperto Bach dall’oblio nel quale rischiava di cadere dopo il secondo Settecento; poi è, in sé, un genio di grande cultura, musicista ad ampio raggio che si preannuncia nel Concerto in re minore che interpreterò lunedì sera: Mendelssohn lo compose a soli tredici anni!
C’è un rapporto particolare che la lega ai Filarmonici di Roma?
Una collaborazione professionale lunga oltre vent’anni, molti dischi incisi, tournées in Giappone e tutta Europa. L’orchestra è composta da prime parti ed ex prime parti dell’orchestra romana di Santa Cecilia e prende parte a iniziative di alto senso umanitario promosse da Amnesty International, dall’Associazione per la Ricerca sul Cancro, da Madre Teresa di Calcutta, dalla Fao.
Nei suoi concerti alterna il Guarneri del Gesù del 1744 allo Stradivari del 1701 “Kreutzer”. Cosa li distingue e quale ascolteremo a Como?
A volte viaggio con entrambi... Porterò a Como il Guarneri, più adatto al romantico Mendelssohn e al Bach dal colore un po’ scuro: è uno strumento simile a Caravaggio, così come lo Stradivari, solare e mediterraneo, ricorda Raffaello.
Como è la città del violinista Franz Terraneo. Lei lo ha conosciuto?
Sì, durante i primi studi a Busto Arsizio. Lo ricordo come un pedagogo attento e di grande valore.
Stefano Lamon
Uto Ughi, Teatro Sociale di Como, 8 dicembre, ore 21. Infotel.: 031/261375 oppure 031/270170.

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