Dall’MIT a Como: studenti americani ospiti dell’Istituto Orsoline come insegnanti in stage

Orientamento scolastico Un progetto che allarga gli orizzonti: per tre mesi due studenti di una delle migliori università del mondo insegnano matematica, fisica e scienze in una scuola comasca, l’Istituto Orsoline San Carlo

Studenti di una delle più prestigiose università del mondo approdano a Como per insegnare matematica, scienze e fisica. Un progetto per allargare gli orizzonti e generare incontri capaci di suscitare interesse per materie spesso considerate ostiche: questi punti chiave di Global Teaching Lab, un’esperienza di scambio attiva nelle classi dell’Istituto Orsoline - San Carlo.

A raccontarci di cosa si tratta è Simona Donzelli, docente dell’istituto che ha partecipato al progetto per diversi anni: «Nel concreto aderiamo a questo percorso che permette a studenti dell’MIT (ndr. l’istituto di tecnologia del Massachussets, considerata una delle migliori università al mondo) di svolgere uno stage di insegnamento in diverse scuole di tutta Italia. Di solito alle Orsoline riceviamo come stagisti studenti iscritti ai primi anni di università (tra i 19 e i 20 anni): proprio in questo periodo abbiamo con noi due studentesse che vengono ospitate nelle famiglie degli studenti». Sono i professori dell’istituto a indicare ai giovani e alle giovani aspiranti insegnanti gli argomenti d’insegnamento cui la scuola è interessata.

Il percorso di stage e di scambio dura tre settimane durante le quali gli studenti dell’MIT non sono tenuti a ricoprire un monte orario completo, ma svolgono circa quattordici ore di lezione in classi diverse. «È come assistere all’incontro tra due mondi - commenta la professoressa Donzelli - perché questi stagisti sono spesso alla prima esperienza di insegnamento e sono loro affidate materie importanti ma spesso di difficile comprensione per gli studenti, come fisica, matematica e di scienze». Non basta, perché gli studenti delle Orsoline sono tenuti a seguire le lezioni degli stagisti dell’MIT completamente in inglese. A facilitare il lavoro in classe sicuramente c’è la presenza degli insegnanti italiani, che non abbandonano mai gli alunni a sé stessi, ma che cercano anche di mettersi in disparte per far sì che la sperimentazione di nuovi metodi d’insegnamento oltre che della spiegazione in una lingua diversa da quella quotidiana. «Noi docenti forniamo con anticipo il programma agli stagisti e spieghiamo loro quali argomenti devono toccare e in quali classi, ma di fatto lasciamo anche molta libertà nel metodo. L’approccio americano è molto “hands on”: poca teoria e più attività di laboratorio».

Dal momento che l’Istituto Orsoline San Carlo è una scuola piuttosto piccola, fatta eccezione per le classi prime, tutti gli studenti del liceo scientifico e del liceo europeo hanno la possibilità di prendere parte a questa esperienza, con risultati diversi ma sempre soddisfacenti. «Questo è un anno particolare perché ci sono stati due anni di fermo a causa della pandemia, quindi è sembrato a molti studenti un progetto del tutto nuovo, mentre non lo è - conclude la professoressa Donzelli - Nei cinque anni durante i quali ho avuto modo di seguire questo percorso, mi sono accorta che mentre gli studenti dello scientifico sono più interessati alle materie in sè e per sè, quelli dell’europeo sono più incuriositi dal metodo e dall’approccio diverso dal solito. I risultati in ogni caso sono sempre entusiasmanti».

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