Innovazione, digitale e green: i tre fattori chiave di Polti

Francesca Polti, direttore generale, analizza le difficoltà per l’aumento dei costi (+400% per i trasporti dall’Asia). In azienda la cultura dell’inclusione: «La diversità è un valore, gli ambienti omologati generano appiattimento»

Sostenibilità, innovazione e digitalizzazione sono tre punti di riferimento per Polti, impresa di Bulgarograsso con 250 dipendenti ed 80 milioni di fatturato (a fine 2020, i dati del 2021 saranno diffusi nei prossimi giorni). E sono anche le linee guida dell’attività di Francesca Polti, direttore generale dell’azienda leader nelle applicazioni del vapore, sia per quanto riguarda lo stiro che per la pulizia in ambito domestico e professionale. La società è stata fondata da Franco Polti nel 1978, quando la figlia Francesca aveva solo un anno. La Polti, negli scorsi anni, ha affrontato anche una fase di difficoltà, superata con successo attraverso un concordato preventivo in continuità concluso nel 2017 e che ha portato al rilancio aziendale.

Francesca Polti, quale è in questo momento la situazione dell’azienda?

Il mercato sta vivendo una fase di grande incertezza; si tratta di una dinamica che interessa tutti i settori. Abbiamo dovuto inevitabilmente aumentare i nostri prezzi dopo aver subito rincari pesantissimi ed impensabili non solo per quanto riguarda l’energia. Prima il Covid, poi la guerra, ora le turbolenze politiche. Tutto questo non aiuta e causa fibrillazioni dei mercati che si riversano poi sulle imprese. La nostra non è un’azienda energivora e peraltro, già da diversi anni, ci siamo dotati di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia. Nel nostro caso pesa decisamente, invece, l’incremento dei costi dei trasporti via nave dall’Asia: si tratta di aumenti superiori al 400% che stanno penalizzando molti settori. In azienda viviamo quindi una situazione paradossale: stiamo redigendo con maggiore facilità piani a lungo termine, con alcuni valori che rappresentano per noi una bussola e permettono di individuare i binari lungo cui muoverci; diventa invece estremamente complessa la gestione a breve termine, perché le variabili continuano a cambiare. Sappiamo molto bene quale azienda vorremmo tra cinque anni, mentre conosciamo meno quello che accadrà tra sei mesi. Avere una visione ci permette di non subire tutti gli imprevisti senza reagire, ma certamente questa incertezza generale spaventa.

Nei prossimi giorni, in seguito all’assemblea, saranno diffusi i dati di bilancio del 2021. Ci può anticipare qualcosa?

Venivamo da un 2020 chiuso con un fatturato consolidato di 80 milioni ed una decisa crescita sul 2019, superiore al 30%. Il 50% dei ricavi è stato realizzato all’estero. Il margine operativo lordo si era attestato a circa 10 milioni di euro ed il trend generale indicava una solidità economico-finanziaria tale da porre le basi per un futuro ancora di crescita. Anche il 2021 è stato un anno positivo per il gruppo, ma in parte abbiamo dovuto assorbire il peso dell’incremento non previsto di quasi tutti costi. In questo senso, la crescita dei volumi non è stata accompagnata da un corrispondente incremento degli utili.

Nei giorni scorsi ha ritirato, alla Villa Reale di Monza, il premio “BtoB Awards 2022” assegnato alla Polti per il segmento “green”. Come affrontate il tema della sostenibilità in azienda?

Sono stata molto felice di ricevere questo premio e di partecipare ad una serata in cui ho sentito parlare con entusiasmo imprenditori giovani e meno giovani di sogni, talenti e formazione. Il riconoscimento che abbiamo ricevuto premia certamente la costante attenzione di Polti per il tema della sostenibilità ambientale. L’attenzione all’ambiente, infatti, è sempre stata al centro della nostra attività, a partire dai prodotti. Abbiamo inventato infatti prodotti che permettono di disinfettare gli ambienti senza ricorrere a sostanze nocive e con pochissimo utilizzo di acqua. Da oltre dieci anni abbiamo un impianto fotovoltaico in azione. Inoltre, abbiamo avviato un’importante collaborazione con il centro di ricerca Sustainability Lab della SDA Bocconi: l’obiettivo è procedere ad una revisione strategica del proprio modello di impresa sostenibile e socialmente responsabile, in linea con l’iniziativa lanciata dall’Onu nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Viene così definito un percorso virtuoso, con un impegno chiaro e condiviso da tutti i membri dell’azienda. Per noi non è un traguardo, ma l’inizio di un cammino che, dal prossimo anno, renderemo trasparente attraverso un report che metterà in evidenza i passi compiuti”.

Cosa intende Francesca Polti quando parla di azienda sostenibile?

Un’azienda sostenibile non crea valore solo per i soci, ma per tutti: dipendenti, clienti, utenti finali dei prodotti, fornitori, territorio, ambiente circostante. Per raggiungere questi obiettivi, è necessario un adeguato percorso formativo.

La formazione occupa quindi un posto importante in azienda?

Certamente, anche perché si tratta di un tema a me molto caro. A chi obiettava che formare un dipendente rappresentava un rischio perché se ne sarebbe potuto andare, il fondatore di Virgin Group Richard Branson rispondeva: e se invece resta? È chiaro che la formazione è anche un rischio ma, se un’impresa non investe in questa direzione, avrà dipendenti che potrebbero dare molto di più e sono invece frenati dalla mancanza di aggiornamento. Non possiamo sempre lamentarci dei giovani senza dare loro opportunità formative e non solo. In Italia ci sono molti talenti, ma vanno coltivati.

Un altro valore aziendale perseguito da Polti è l’inclusione. Ce ne vuole parlare?

Attualmente in azienda sono presenti lavoratori provenienti da ventuno differenti nazionalità. Sono davvero una fanatica della varietà, perché gli ambienti omologati generano appiattimento. Aprirsi alla diversità è un valore da un punto di vista etico ma anche in funzione del miglioramento aziendale. Dal confronto tra posizioni differenti, infatti, nascono i più grandi progetti e le migliori soluzioni. In azienda l’ho sperimentato più volte: un giovane ingegnere neolaureato accanto un tecnico più maturo e con grande esperienza riescono insieme ad individuare percorsi che da soli non avrebbero mai trovato. Questo vale per l’età, per la nazionalità ed ovviamente per il genere. Trovo folle che ci siano ancora imprenditori che, prima di assumere una donna, le chiedono se intende avere figli. Dovrei rinunciare al talento di una persona solo perché vuole avere figli?

Lei è quindi favorevole alle quote rosa?

Non lo ero, ma mi sono poi accorta che esistono ambienti così maschilisti che, in assenza di quote rosa, per le donne diventa impossibile entrare.

Ho letto di una sua interessante abitudine: periodicamente lei organizza incontri con i dipendenti per una condivisione dei dati aziendali, delle strategie e degli obiettivi. Funziona?

Sì, è una bella abitudine che porto avanti ormai da molti anni. Credo nei valori della trasparenza e della coerenza. Quando abbiamo affrontato il concordato in continuità è stato fondamentale spiegare e condividere con i collaboratori i vari passaggi. Inoltre, penso che le regole del gioco debbano essere esposte in modo chiaro, per dare la possibilità non solo all’imprenditore di scegliere il dipendente ma anche al dipendente di scegliere l’azienda. Io credo che oggi ci si scelga reciprocamente. Questo non significa che non ci siano dimissioni anche in Polti ma, se ci sono stima e rispetto, lo si vede anche quando ci si lascia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA