«Fateci mettere il lavarello nel Lario»
A Milano la protesta dei pescatori

Il presidente Fipsas, Guglielmetti: «Il divieto riguarda anche le trote. Che fine faranno gli incubatoi di Fiumelatte e Valmorea?»

Anche i pescatori comaschi e lecchesi hanno fatto sentire in modo vigoroso la loro voce sabato 13 novembre a Milano durante l’incontro promosso dall’assessorato regionale all’Agricoltura (da cui dipendono Caccia e Pesca) per ribadire il no al divieto di immissione di trote e lavarelli, uno dei pesci simbolo del nostro lago.

«Un appello forte quello arrivato da Palazzo Lombardia. Siamo tutti compatti, ma purtroppo non sappiamo ancora cosa accadrà domani» ha sottolineato Luigi Guglielmetti, presidente dell’Aps Como Fipsas (più di 4 mila pescatori dilettanti rappresentati).

C’è però un quesito che va rimarcato, direttamente connesso a questo serissimo problema. «Se il “no” del ministero della Transizione Ecologica all’immissione di trote e lavarelli proseguisse, che fine sono destinati a fare gli incubatoi di Fiumelatte e Valmorea, leader riconosciuti nella produzione rispettivamente di lavarelli e trote fario? È una domanda al momento purtroppo senza risposta».

A Palazzo Lombardia, in più di 250 tra rappresentanti delle Regioni, pescatori (professionisti e dilettanti, gli uni accanto agli altri) hanno riaffermato che lo stop all’immissione di specie ittiche - considerate alloctone - va ripensato e in tempi molto rapidi.

«Il paradosso è che il “no” del ministero rappresenta un danno enorme per l’economia e non c’entra nulla con la Transizione stessa - ha rimarcato l’assessore regionale Fabio Rolfi - Non si possono considerare alloctoni il lavarello e la trota, che sono presenti nelle acque lombarde da secoli».

Sul territorio lombardo sono attive 150 imprese legate alla pesca professionale, mentre la pesca sportiva viene praticata da circa 80 mila appassionati. Rolfi ha aggiunto un altro elemento al dibattito e cioè che «il decreto dà la possibilità alle Regioni di chiedere deroghe. La Lombardia ha elaborato, in collaborazione le università lombarde, studi e documenti tecnici ed ha chiesto la deroga per il lavarello e salmerino alpino e il riconoscimento dell’autoctonia della trota mediterranea. È a livello avanzato anche la richiesta di deroga per le trote fario e iridea. Ad oggi però nessuna deroga è stata concessa e si moltiplicano le richieste di documenti e studi integrativi».

Una situazione particolarmente complessa, dunque. «Gli incubatoi in questo momento cominciano la loro attività in vista del prossimo anno. In linea di principio siamo tutti uniti, ma ribadisco il quesito. Da qui a 10-15 giorni potremo continuare a fare ciò che portiamo avanti da tempo immemore e cioè iniziare a mettere in campo la produzione dei lavarelli a Fiumelatte e delle trote fario a Valmorea? - la domanda diretta di Luigi Guglielmetti - Il resto sono solo parole, fermo restando che nella vicenda sono coinvolti anche altri attori, come Ispra. Mancano le risposte ad un argomento ormai chiarissimo a tutti».

(Marco Palumbo)

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