Fuga di specialisti dal Sant’Anna
«Qui ormai è impossibile lavorare»

Dopo le parole di Furgoni, escono allo scoperto altri medici che hanno deciso di andar via

Sono diversi gli specialisti che di recente hanno deciso di andarsene dal Sant’Anna. Parlano di un clima difficile, di professionalità interne poco premiate e di mancanza di dialogo.

L’ultimo caso riguarda il reparto di Urologia, alcuni storici riferimenti hanno fatto le valigie, come ha raccontato da queste colonne il dottor Paolo Furgoni , pronto a lasciare l’Asst Lariana per trasferirsi all’ospedale di Gravedona. Secondo Furgoni «si è creato un clima di disaffezione» e l’ospedale comasco «ormai di Como ha sempre meno». Non una voce isolata, tra i medici del Sant’Anna.

«Io sto per spostarmi a Legnano dopo trent’anni di servizio – racconta Emidio Cretarola , altro urologo del Sant’Anna – l’amarezza è grande, non me ne sarei mai andato dall’ospedale di Como se la situazione non fosse ormai divenuta inaccettabile. La pandemia conta relativamente, è piuttosto colpa dello scarso rispetto per le professionalità presenti in corsia. Un fatto che non investe soltanto l’Urologia, l’esempio più lampante è il Pronto soccorso dove c’è una grave carenza di personale, con i nuovi arrivi che dopo poco tempo se ne vanno. E dunque a turno viene chiesto a tutti gli specialisti di coprire i buchi. Ma come urologo sono in difficoltà a lavorare nell’emergenza. Io come altri, per esempio un oculista, non abbiamo l’esperienza per trattare le urgenze, lo dico a garanzia della salute dei pazienti».

La bufera

Più cambi alla direzione dei vari reparti hanno portato a malumori, a nuove fuoriuscite. È successo in passato alla Cardiologia, con medici di valore che hanno lasciato Como, anche la Neurologia ha avuto mancanza di professionisti. Certo tutto il comparto sanitario ha difficoltà a reperire nuove risorse umane. Più di recente al Sant’Anna simili problemi si sono registrati nell’Ortopedia, nell’Otorinolaringoiatria, oppure nella Radiologia che ha carenza di interventisti e specialisti.

«È successo anche nel reparto di anestesia – spiega Fabrizio Lentini , altro specialista appena trasferito – Non ci sono state garantite le condizioni per lavorare al meglio. Il nostro servizio ha incontrato molti ostacoli e tanti colleghi sono stati messi da parte e hanno preferito come me andare altrove. Io mi sono da poco spostato a Magenta, dove invece le capacità e le esperienze vengono valorizzate. Mi spiace infinitamente. Una ferita aperta perché dopo quasi 25 anni di servizio consideravo il Sant’Anna il mio ospedale».

Succubi di Varese

I medici del Sant’Anna raccontano di vivere male l’arrivo di esterni che, in posizioni apicali, modificano dei servizi costruiti con fatica nel tempo. Anche la convivenza con l’Università dell’Insubria, la facoltà di Medicina, è stata mal digerita da molti (il Sant’Anna è divenuto da poco un polo formativo e ha incamerato nuove professionalità provenienti dal mondo accademico). Molti sottolineano poi un ruolo succube della sanità comasca rispetto a quella varesina. «Manca il confronto – commenta Paolo Iaria , segretario Cisl medici dei Laghi – La politica aziendale dovrebbe riflettere sulle tante dimissioni, a vantaggio di altri ospedali lombardi. Sono frutto dello scarso dialogo tra i vertici ospedalieri e i professionisti».

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