Griante, troppe disposizioni e pochi clienti
«Fino al 15 luglio non apriamo gli hotel”

La decisione di “Cadenabbia” e “Britannia” - 900 posti letto - alla luce delle incertezze provocate dall’emergenza coronavirus

Le due corazzate del turismo lariano - il Grand Hotel Cadenabbia (4 stelle) e il Grand Hotel Britannia (3 stelle), 900 posti letto, ubicati l’uno a un chilometro dall’altro - non apriranno «sino al 15 luglio o almeno sino a inizio luglio». E se la situazione legata all’emergenza coronavirus dovesse malauguratamente tornare verso gli indici della fase uno, la prospettiva sarebbe quella di una “non apertura” per l’estate 2020 collegata per il Cadenabbia alla chiusura prolungata del Grand Hotel Menaggio e per il Britannia ad uno stop forzato dell’Hotel Bazzoni a Tremezzo.

«La norma nazionale, con le linee di indirizzo per la riapertura delle attività economiche, è molto restrittiva. La delibera regionale in particolare alla voce ristorazione - in cui è compresa anche quella per gli ospiti di un hotel che pranzano e cenano in albergo - sotto alcuni aspetti ha addirittura peggiorato le cose. A giugno era rimasta una sola camera prenotata. Vedremo per luglio» sottolinea Flavio Tagliasacchi, general manager del Grand Hotel Cadenabbia e del Grand Hotel Menaggio. «Siamo nella condizione che in ascensore, alle luce delle attuali norme, dovrebbe salire una persona per volta, con un addetto unicamente impiegato per questa mansione. Una situazione impossibile da gestire» fa eco Whieldon Ross Stacey, il cui nome rappresenta ormai una garanzia per i turisti provenienti in primis dal Regno Unito. È chiaro che ci troviamo di fronte ad una prima assoluta per il turismo lariano, con due degli alberghi simbolo fermi - dopo aver ponderato con grande senso di responsabilità la scelta - e con l’indotto a loro legato ad oggi azzerato. Ma è chiaro che da qui a luglio, le cose potrebbero cambiare. Il primo fattore è dato dall’evoluzione dei contagi non solo in Lombardia e in Italia, ma anche nei Paesi che per le vacanze storicamente guardano al nostro lago, Germania in primis, dando per scontato che di americani quest’anno non se ne vedranno. «Le norme attuali ci portano inevitabilmente ad avere più dipendenti e meno turisti con l’addio praticamente scontato ai gruppi. È chiaro che una riflessione, anche economica, va fatta. Sostenere maggiori costi a fronte di minori presenze non ha senso, anche in prospettiva di investimenti futuri» osserva Flavio Tagliasacchi.

(Marco Palumbo)

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