Il dibattito sul Natale “spento” in città: «Serve equilibrio». «Persi posti di lavoro»

Le opinioniLuca Leoni (albergatori): «Far coesistere il turismo con le esigenze dei residenti» - Matteo Gaffuri, imprenditore: «Ho 103 dipendenti, ora ci sono meno clienti e dovrò tagliare»

Comaschi divisi sul Natale “in tono minore”. Da queste colonne a più riprese abbiamo riportato le tante voci dei cittadini e degli esercenti delusi dalle manifestazioni natalizie, giudicate sottotono. Con il centro mezzo vuoto e poco illuminato. Di contro abbiamo anche dato parola ad uno zoccolo duro di residenti e negozianti felici per questo Natale più tranquillo, senza la calca e la ressa vista le scorse edizioni quando le strade erano paralizzate dal traffico.

«Il tema del sovraffollamento nei luoghi turistici va tenuto in considerazione – interviene ora Luca Leoni, presidente dell’associazione albergatori - In città così come a Bellagio i cittadini sono disturbati dalle folle oceaniche di visitatori, come pure i lavoratori e i pendolari. E’ chiaro che chi abita proprio nei centri più belli da ammirare sia infastidito, dunque occorre affrontare seriamente il fatto e predisporre piani e contromisure. Però per una città che vive di turismo bisogna guardare anche al lavoro. Fare coesistere le due esigenze. Senza l’afflusso natalizio molte attività a partire dai ristoratori ne stanno risentendo».

La Città dei Balocchi per Leoni era un punto di riferimento. «Di certo per gli alberghi e gli hotel di tutto il lago – spiega ancora l’imprenditore – che ora si stanno almeno in parte appoggiando alla manifestazione natalizia di Cernobbio. Per il futuro mi auguro che Como e il territorio sappiano trovare un equilibrio. Sarebbe altrimenti un grave peccato».

Perché, come detto, c’è chi vive di questo indotto. «A Como tutti parlano di luci, di alberi di Natale, di traffico e parcheggi – dice Matteo Gaffuri, titolare di cinque locali in centro tra cui il bar Mariett – tutti temi interessanti, per carità. A me però piacerebbe discutere più di lavoro e meno di casette natalizie. La rilevanza secondo me è assai più importante. Io tra piazza Duomo e piazza Volta nei miei locali conto 103 dipendenti. Sono lavoratori a tempo indeterminato. Riusciamo ad impegnare questi lavoratori con continuità perché Como negli ultimi anni ha saputo calamitare turisti quasi tutto l’anno. Senza la Città dei Balocchi ora ci troviamo a discutere con i sindacati di possibili riduzioni o passaggi ad altre tipologie di contratto, a tempo determinato o peggio stagionali».

L’estate sul lago dura quasi fino ad ottobre, con la partenza da fine novembre del Natale Gaffuri contava di lavorare bene fino a gennaio, per poi riprendere dalla primavera in vista dell’estate. «Senza continuità si torna alla stagionalità, come succedeva qualche anno fa – spiega ancora l’imprenditore – è un fatto che merita una riflessione. Perché cambiare contratto per i lavoratori, le famiglie, significa avere retribuzioni diverse, avere meno tutele e forse anche meno sicurezze. Quando alcuni si lamentano del traffico o della mancanza di parcheggi in centro sotto Natale, vorrei che pensassero anche a chi con il Natale ci lavora». Un argomento che fino ad ora è rimasto forse in secondo piano.

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