San Siro: tre ore in auto per il vaccino
Hanno 90 anni, andranno a Como

In paese ben otto casi, i familiari: «Vergogna, c’è l’ospedale di Menaggio a due passi». Lo staff della Moratti: «All’Erba-Renaldi le liste sono sature»

«Vergognoso. Anziani di oltre 90 anni costretti a recarsi a Como per il vaccino anti Covid». Così esordisce una cittadina di San Siro sui social. «Ho fatto la prenotazione per mia mamma e altri due anziani non appena aperto il sito – aggiunge la stessa – e per tutti ho ricevuto il messaggio di convocazione per domenica 7 marzo al vecchio Sant’Anna. Ma che razza di organizzazione è mai questa?». E in breve si è capito che non si tratta di un’eccezione. «Anche mia mamma ha ricevuto oggi l’appuntamento per domenica in via Napoleona a Como – interviene subito un’altra residente – Andata e ritorno da Como significa tre ore di auto e per una donna di 94 anni non è certo uno spostamento agevole». Una terza cittadina segnala il caso di sua suocera e della sorella di lei, rispettivamente di 91 e 95 anni, anche loro convocate a Como; stessa cosa per altre due anziane di 91 e 94 anni. Otto casi segnalati in breve in solo Comune fanno ipotizzare che il fenomeno sia ben più esteso. Nella discussione entra anche il sindaco di San Siro, Claudio Raveglia: «Ho appena interpellato il direttore generale dell’Asst Lariana, Fabio Banfi: anche lui conferma che si tratta di una situazione spiacevole e mi farà avere un risposta in merito». La gestione delle prenotazioni, tuttavia, non è materia dell’Azienda sanitaria, ma di Regione Lombardia e, più in particolare, dell’assessorato al welfare, ora presieduto da Letizia Moratti. L’ufficio stampa dell’assessore Moratti chiarisce così il disguido: «C’è stato, in questa fase, un problema legato ai diversi vaccini e ai richiami. Il tipo di vaccino deve essere lo stesso per la prima e la seconda vaccinazione e ciò ha comportato degli slittamenti anche per gli ultra novantenni, chiamati a Como perché a Menaggio le liste, proprio per via dei richiami, sono sature. È un inconveniente che, comunque, dovrebbe risolversi presto». Si è premurata di capire come stessero le cose anche Gigliola Spelzini, consigliere regionale altolariano, che segnala un altro aspetto della questione: «Si è partiti a vaccinare nella sede del capoluogo e chi si è prenotato fra i primi è stato messo in lista lì dal sistema. In seguito sono diventate operative anche diverse sedi periferiche, tra cui quelle di Menaggio e della Val d’Intelvi». Paradossalmente, quindi, chi si è attivato prima è rimasto al palo e ora deve recarsi a Como, mentre chi si è arrivato dopo è già stato vaccinato a Menaggio. L’insidioso virus, insomma, sta mettendo a dura prova tutti sul piano dell’organizzazione. Ne è la riprova la convocazione all’ospedale di Chiavenna per gli insegnanti e i collaboratori scolastici dell’Alto Lario che intendono vaccinarsi. Nei prossimi giorni, come indicato dall’Asst di Sondrio, un esercito di oltre 200 persone degli istituti comprensivi di Dongo e Gravedona dovrà percorrere 60 e più chilometri per sottoporsi al vaccino mentre all’ospedale di Gravedona è attivo un centro vaccinazioni.

(Gianpiero Riva)

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