Emergenza cinghiali, ancora danni. Ma gli animalisti tornano all’attacco

Il caso Esposto uno striscione, con lettera di “rivendicazione”: «Non risparmiano i cuccioli». La replica del Parco Pineta: «Nessuna attività illecita, la nostra è un’azione di controllo»

È sempre più emergenza cinghiali. I danni a prati e campi coltivati sono all’ordine del giorno. Crescono l’esasperazione di agricoltori e allevatori e l’insicurezza di fronte a ungulati sempre più vicini alle case e sulle strade. L’Ambito territoriale di caccia Olgiatese, per iniziare a sparare, attende la consegna della cella di deposito delle carcasse, frenata dai ritardi nell’installazione della porta blindata.

Nel frattempo proseguono i blitz dei militanti del Movimento Centopercentoanimalisti. Nei giorni scorsi, nel Parco Pineta, sulla sbarra di uno degli accessi utilizzati dalle auto per entrare nell’area protetta, hanno affisso uno striscione contro la caccia ai cinghiali. Nella nota di rivendicazione sostengono: «Da fonti attendibili, all’interno della sede del Parco Pineta di Castelnuovo Bozzente, si trova una base logistica dei cacciatori di cinghiali, di deposito “attrezzi” da caccia, parcheggio di jeep compreso».

Pesanti accuse

«Le mattanze proseguono ogni sera dalle 19 in poi in tutto il Parco Pineta, non vengono risparmiati nemmeno i cuccioli di cinghiale. Le testimonianze parlano di creature caricate moribonde nelle jeep, lasciate morire di stenti, e di caprioli che fuggono spaventati dal bosco per finire in strada».

Nessuna caccia al cinghiale alla Buffalo Bill, replicano con forza dal Parco Pineta. «Smentisco categoricamente queste affermazioni e torno a sollecitare un dialogo serio con queste persone che non ci mettono mai la faccia – dichiara il direttore dell’Ente parco Mario Clerici – Nessuna attività effettuata dagli operatori autorizzati dal Parco è contro la legge. Le attività svolte dal Parco, dal punto di vista legislativo, non sono da considerarsi caccia e non rientrano all’interno della legge sulla caccia, ma hanno una normativa specifica proprio perché realizzate per mantenere il corretto equilibrio del territorio e non per svolgere un’attività ricreativa».

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La risposta

Dall’Ente parco precisano che gli operatori da loro autorizzati non sparano a volpi e caprioli, se qualche selecontrollore dovesse farlo verrebbe denunciato; capita che si spari a piccoli di cinghiale, ma è falso che li si buttino sulle auto agonizzanti. Non si esclude invece che all’interno del Parco Pineta ci sia qualcuno che faccia bracconaggio.

«Gli ungulati stanno creando enormi danni ambientali all’ecosistema – aggiunge Clerici - La nostra non è un’attività di caccia, ma di controllo. Gli operatori sono tenuti a comportarsi secondo quanto è previsto dal piano pluriennale del controllo recentemente approvato dall’Ente nazionale per la fauna selvatica. Si tratta di una attività di selezione svolta da postazioni fisse, con colpo singolo e con una estrema difficoltà. Va riconosciuto un ringraziamento a tutti gli operatori che spendono tantissimi tempo per riuscire a portare dei risultati che dal punto di vista numerico ci sono, mentre sotto il profilo dei danni bisogna fare ancora di più».

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