«I cinghiali devastano i campi. Tutti i nostri sacrifici distrutti»

Olgiatese La manifestazione dei coltivatori, in risposta a quella degli animalisti dei giorni scorsi. Il grido d’allarme: «Siamo esasperati, se va avanti così falliremo per colpa degli ungulati»

«Seminiamo per vivere. Chiediamo rispetto per il nostro lavoro». La risposta di agricoltori e allevatori della zona al blitz di“Centopercentoanimalisti”, che la scorsa settimana aveva affisso all’esterno del municipio di Binago e della sede del Parco Pineta, a Castelnuovo, striscioni contro l’abbattimento dei cinghiali e dal tono minaccioso contro i cacciatori, in vista dell’apertura della caccia di selezione nell’Olgiatese.

Una trentina di persone

Stanchi di subire questi attacchi, domenica mattina una trentina di giovani agricoltori e allevatori e il sindaco-agricoltore di Binago, Alberto Pagani, hanno esposto all’esterno del Comune manifesti contro gli animalisti anonimi e per chiedere interventi di contenimento degli ungulati a salvaguardia dei raccolti e della sicurezza stradale. Una protesta tanto civile, quanto forte che ha visto in prima linea una generazione di giovani operatori agricoli della zona che chiedono solo di poter raccogliere il frutto del loro duro lavoro.

«Sono cresciuto con la passione per l’agricoltura, ma prima facevo il meccanico in Svizzera – racconta Antonio Cerchiara, 28 anni – Da tre anni, con la mia fidanzata Martina Vicini (27 anni, premiata con l’Oscar Green nel 2017), a Concagno stiamo cercando di portare avanti la sua azienda di famiglia (stalla hi-tech, 120 capi, con mungitura robotizzata). Ci teniamo parecchio, ma è difficilissimo. Se andiamo avanti così sarà una vita da falliti. Si fa una fatica immensa con le regole che sono state messe, materie prime alle stelle e quest’anno anche una siccità spaventosa. Il problema dei cinghiali però è diverso perché questi animali non ci sono mai stati nelle nostre zone e non ci devono essere. Non si pretende che dall’oggi al domani spariscano, ma negli ultimi cinque anni si è visto solo un peggioramento».

«Chi ci tutela?»

Cerchiara e Vicini aggiungono: «Coltiviamo con fatica e passione la terra per alimentare i nostri animali, ma i cinghiali ci distruggono il raccolto e nessuno ci tutela. Su un campo di tre ettari, mezzo ettaro è già stato devastato. Se non riusciamo per colpa degli ungulati a raccogliere il mais seminato e il fieno, non potendo acquistare i foraggi perché hanno prezzi insostenibili rispetto ai ricavi dalla vendita del latte, saremo costretti a rinunciare a parte delle nostre vacche. Significa mandarle al macello e non vogliamo. Ci teniamo a loro. Gli animalisti vogliono salvaguardare i cinghiali, ma il nostro lavoro e i nostri animali chi li tutela? Una volta fare il contadino era una professione considerata con rispetto, onore e riconoscenza, perché il nostro lavoro arriva sulle tavole delle persone, adesso non siamo neanche messi nelle condizioni di poter continuare a fare la professione che amiamo».

Concorda Martino Machiavelli , 33 anni, gestore di un allevamento di bovini da latte biologico a Cagno: «Lavoriamo in perdita. Dove passano i cinghiali distruggono; prima capitava due volte all’anno, adesso sempre. Quando al market ci saranno gli scaffali vuoti, si capirà»,

© RIPRODUZIONE RISERVATA