Offese razziste al medico di base
I sindaci: «Un danno per tutti»

Il caso Le reazioni dopo gli insulti a una dottoressa egiziana a Valmorea: «Perdiamo l’umanità» Tarzi: «Pazienti sempre più suscettibili e insofferenti». Moretti: «Più rispetto per le persone»

Offese razziste a una dottoressa egiziana, caso figlio anche della carenza di medici destinata ad aggravarsi con simili comportamenti. Unanime la condanna dell’episodio che venerdì scorso, all’ambulatorio di Valmorea, ha coinvolto la dottoressa Sally Saleh, offesa con una frase di stampo razzista da un paziente che pretendeva una impegnativa con priorità per una prestazione non urgente.

«Questi comportamenti sono assolutamente da condannare. Amareggia che ancora oggi si debba parlare di questione razziale. Mi spiace per la dottoressa, cui porgo le mie scuse per quanto è successo nel mio Comune, benché la comunità nulla c’entri – dichiara Lucio Tarzi, sindaco di Valmorea – Posso capire che quando si tratti della propria salute si sia sempre un po’ agitati, però arrivare a offese razziste è esagerato e ingiustificabile. Se non si ha fiducia nel proprio medico curante, lo si cambi. Non lo si insulta. Questa persona dovrebbe farsi due esami di coscienza».

La condanna

Un caso particolarmente odioso per l’offesa razziale, ma non isolato. «Mi viene da dire, anche un po’ provocatoriamente, che se ci sono medici egiziani è perché i medici italiani scarseggiano; interroghiamoci anche su questo – osserva Tarzi - Purtroppo queste situazioni iniziano a capitare un po’ spesso, forse anche dovute al fatto che i medici sono sempre meno, hanno sempre più assistiti e i pazienti sono sempre più suscettibili, irritabili, insofferenti, vogliono tutto subito e pensano di saperne più del medico che ha studiato anni. Offese e intemperanze dei pazienti non soltanto rischiano di allontanare i pochi medici disponibili, ma disincentivano anche chi vorrebbe magari iniziare la professione medica».

Concorda Simone Moretti, primo cittadino di Olgiate Comasco: «Stiamo perdendo l’umanità. Queste reazioni sono barbare. Ci lamentiamo che i medici non ci sono, arrivano a fatica nei nostri territori, vengono sovraccaricati di pazienti e la cosa migliore che riusciamo a fare è offenderli per la provenienza geografica. Chi fa il medico, indipendentemente dalla nazionalità di origine, è persona che ha studiato per tanti anni, si è laureato a differenza di tanti leoni da tastiera e di tante persone ignoranti che pensano che, avendo scaricato la ricetta da internet, pretendono che il medico faccia quello che gli chiedono. Non funziona così. Non è la questione di italiano o straniero, ma di rispetto della persona e della professione. Erano gli stessi tipi di obiettivi “facili” che erano stati presi di mira anche in tempi più bui, la storia insegna. Queste intimidazioni devono essere stoppate subito. Soprattutto in un momento particolare come questo, è ignobile scagliarsi contro una donna, un medico, e offenderla per le sue origini».

«È ignobile»

Moretti aggiunge: «Mi sembra un déjà vu. Un caso simile, a Olgiate Comasco, l’abbiamo già vissuto con il dottor Yoav Noff, medico capace, attento e preparato, che a seguito di alcuni episodi di stampo razziale per le sue origini israeliane ha rinunciato all’incarico in città. Inaccettabile, oltre che motivo di profonda demoralizzazione per gli stessi medici, il fatto che li si giudichi non per la loro professionalità, ma per il colore della pelle».

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