Pitbull in libertà azzanna un cane
«L’ho salvato con calci e cinghiate»

Olgiate, solo ferite superficiali. «Ora voglio le scuse»

«Chiedo un risarcimento morale o, almeno, delle scuse per quanto successo da parte del proprietario dei cani». Sono le parole di una donna 47 anni di Olgiate Comasco, dopo che due grossi cani, tra cui un pitbull, che gironzolavano liberi le hanno azzannato il suo Max, un meticcio, di sei anni, che teneva al guinzaglio.

L’episodio sabato mattina alle 9.30 all’altezza dei semafori all’incrocio tra viale Trieste e via Repubblica nel corso di una passeggiata.

«Stavo passeggiando con il mio Max come faccio abitualmente – racconta ancora sotto chock e arrabbiata la signora Assunta che abita nella zona dell’aggressione - e mi trovavo sulla sinistra per dirigermi verso il cimitero. Due cani grossi: hanno attraversato la Statale e si sono diretti verso di me e il mio cane aggredendolo. In particolare uno dei due, un pitbull ha preso in bocca il mio Max e lo ha scaraventato a terra».

«Forse perché d’impulso, mentre gridavo aiuto - racconta la signora Arena - gli ho dato un calcio e con il guinzaglio che avevo ancora in mano l’ho frustato sulla schiena il pitbull ha lasciato andare il mio Max. Mi è stato anche riferito che molti automobilisti si sono fermati e hanno assistito alla scena, nessuno è sceso ad aiutarmi, ma qualcuno avrebbe buttato dal finestrino del cibo per cani e sarebbe stato allora il pitbull ha lasciato andare il mio Max».

Dopo l’aggressione i due cani hanno seguito per un tratto di strada la donna che per precauzione preso in braccio il suo Max, fino a passarle davanti sotto casa mentre lei continuava a urlargli di andare via.

«Ho portato subito Max dal veterinario – aggiunge la donna – e aveva ferite che, fortunatamente, non erano aperte e quindi gli ha dovuto solo dare l’antibiotico. Quindi ho avvisato anche i carabinieri di Olgiate Comasco di quanto accaduto – precisa - Ora di notte non riesco a dormire sono amareggiata dal fatto che nessuno mi ha dato una mano nonostante gridavo di aiutarmi e capisco che gli automobilisti avevano paura a scendere dalla macchina, ma potevano almeno chiamare con il telefonino qualcuno per venire in mio soccorso (il mio lo avevo dimenticato a casa)» fa notare la donna.

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