AstraZeneca, adesso si cambia
Sms dalla Regione e richiami rinviati

Annullati gli appuntamenti fino a mercoledì per gli under 60 protetti con il siero anglo svedese. Saranno contattati di nuovo, si userà Pfizer o Moderna

Lo stop ai richiami con Astrazeneca a chi ha meno di 60 anni sta creando caos tra coloro che dovevano riceverlo, insegnanti in primis. La Regione sta inviando sms per disdire gli appuntamenti già fissati, non solo nella giornata di oggi, ma anche domani e mercoledì. Poi per giovedì si vedrà nelle prossime ore.

Da Milano fanno sapere che stanno riprogrammando gli appuntamenti sospesi e che serve tempo, anche alla luce della disponibilità degli altri tipi di vaccini, Pfizer o Moderna. Ribadiscono che gli interessati vengono avvertiti dello stop tramite sms e che «non appena possibile saranno avvertiti del nuovo appuntamento». E in fase di valutazione, in base alle disposizioni del ministero della Salute e di Aifa, c’è anche tempistica entro cui si deve stare per il richiamo fatto con un vaccino diverso. C’è infatti chi si chiede se, a questo punto, non rischia in qualche modo di vanificare anche la prima dose già fatta.

Tanti dubbi

Insomma i dubbi sono ancora parecchi e a questo si aggiunge il fatto che un buon numero di coloro che, pur avendo meno di 60 anni, hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca e che ora vorrebbero mantenere lo stesso siero anche per il richiamo. Alto, infatti, nonostante le rassicurazioni che arrivano dal ministero e dagli esperti, lo scetticismo sul mischiare vaccini diversi e per di più realizzati partendo da sistemi di azione scientifici per nulla sovrapponibili.

Questo potrebbe portare a percentuali tutt’altro che modeste di rinunce: persone che, non fidandosi (visti anche i continui cambi nelle indicazioni) decideranno di non presentarsi o ancora di andare all’appuntamento senza però farsi iniettare un siero diverso. Su questo, però, le indicazioni che arrivano da Roma escludono somministrazioni di Astrazeneca a persone con meno di 60 anni.

A fare da apripista in questa fase sono insegnanti e forze dell’ordine che, essendo categorie prioritarie, avevano ricevuto il vaccino nei mesi scorsi, ma il problema riguarda anche tanti cinquantenni a cui è stato somministrato il siero anglo svedese.

Nel frattempo crescono ancora i dati sui vaccinati in provincia di Como. La percentuale di chi ha ricevuto almeno una dose è arrivata al 61,8% a livello provinciale con 318.236 vaccinazioni. Il 23,7% (pari a 122.039 persone) ha già ricevuto anche la seconda ed è quindi completamente immune.

I centri più grossi

Bene il dato del capoluogo che vede la prima dose già iniettata a 46.470 comaschi (pari al 64%, dato quindi superiore alla media provinciale). Il 26,9%, che corrisponde a 19.545 persone, ha avuto anche il richiamo. Questo a fronte di una popolazione target (comprende tutte le età dai 12 anni in su) pari a 72.545.

Tra i grossi centri Cantù è al 63,8% di prime dosi, Mariano Comense al 58,18% (meno della media provinciale), Erba al 67,17% e Olgiate Comasco al 60,9%.

La soglia del 70%, che corrisponde alla cosiddetta “immunità di gregge” verrà raggiunta entro fine mese.

Sul Lario ci sono Comuni come Albese (72,1%), Alzate (71%) o Brenna (72,02%) che hanno già tagliato il traguardo. G. Ron.

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