Caso della moschea di Cantù
«L’alt del Comune è illegittimo»

I legali dei musulmani esultano per la sentenza della Consulta che ha annullato la normativa regionale. Il sindaco: «Aspetto il verdetto del Consiglio di Stato»

Bocciata la normativa della Regione del 2015 che pone condizioni e limiti praticamente insormontabili alla realizzazione di nuovi luoghi di culto. La Consulta ha annullato due disposizioni nella disciplina urbanistica lombarda, ritenendo che sia stata limitata irragionevolmente la libertà di professare la propria religione.

Sentenza che avrà conseguenze molto importati a Cantù, dove è ancora aperto il contenzioso che vede opposte l’amministrazione comunale e l’associazione islamica Assalam, che vorrebbe utilizzare il capannone di sua proprietà in via Milano anche per la preghiera. E oggi potrebbe non avere più ostacoli in tal senso, ottenendo anche l’aumento della capienza dagli attuali 99 posti autorizzati a 366.

Il Consiglio di Stato si sarebbe dovuto esprimere da tempo nel merito, ma aveva deciso di rinviare la decisione in attesa che la Corte Costituzionale stabilisse definitivamente la legittimità della normativa.

E oggi quella legittimità è negata. Al punto che Vincenzo Latorraca, capogruppo della coalizione di centrosinistra che riunisce Pd, Unire Cantù e Cantù con Noi e legale di Assalam con l’avvocato Mario Lavatelli, invita l’amministrazione a chiudere subito la questione, senza attendere la pronuncia del Consiglio di Stato: «Se annullasse il provvedimento in autotutela l’associazione potrebbe concludere l’iter per la valutazione della concessione del permesso di costruire, ovvero l’autorizzazione, visto che non sono necessarie opere edili».

Non manca poi di togliersi un sassolino dalla scarpa: «Nei mesi scorsi l’assessore all’Urbanistica e oggi sindaco Alice Galbiati ci ha accusato di avere promosso dei ricorsi infondati contro il Comune. Ecco, questa sentenza della Consulta è la prova di quanto fossero infondati».

Il sindaco Galbiati, che è anche assessore all’Urbanistica, però, frena: «Aspetto che il Consiglio di Stato applichi la decisione della Consulta e vedremo come lo farà. Per ora la questione è ancora sub iudice. Vedremo anche come la Regione reagirà. Non credo proprio che la questione sia chiusa qui».

Soddisfatta l’associazione Assalam, che contra oltre 300 iscritti di molte nazionalità, tanto che lingua ufficiale è l’italiano: «Siamo molto contenti e orgogliosi – commenta il presidente Omar Bourass – perché non facciamo nulla di male né illegittimo. Siamo qui da 20 anni, i nostri figli sono nati qui, chiediamo solo di poter esercitare i nostri diritti».

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