Castelli: «Lascio la Lega». E attacca via social sulle presenze a Pontida

Il caso L’ex ministro contro Salvini, va via dal partito e pubblica due foto per mostrare il calo di militanti. In settimana il lancio del suo nuovo soggetto politico

Alla fine, Roberto Castelli è uscito. Dopo anni di attacchi, più o meno velati, al leader Matteo Salvini, l’ex ministro dice addio alla Lega.

«Più che alla Lega, al suo attuale segretario». Sono le uniche parole che concede, oltre ovviamente alla conferma dell’uscita di scena. Il resto delle considerazioni - trapela - lo affiderà all’atto introduttivo del nuovo soggetto politico. Già in settimana, infatti, l’associazione Autonomia e Libertà dovrebbe diventare partito.

Il passo

Un passo che era già ampiamente nell’aria, visto e considerato che già alla vigilia di Pontida, Castelli aveva commentato con freddezza la presenza di Marine Le Pen sul pratone. «Direi che qualifica perfettamente la svolta di Salvini, che ha ormai definito per la Lega una politica centralista. Se penso che quello è il luogo di ribellione dei liberi Comuni al centralismo imperiale, mi viene da dire che forse la leader francese non ha ben chiaro dove sta andando. Il congresso leghista? Ormai è una foglia di fico di quei militanti delusi da Salvini ma che ancora si divertono ad aspettare Godot. Come Autonomia e Libertà faremo qualcosa, e presto. Il Nord non può restare senza rappresentanza».

Detto fatto. Domenica Castelli avrebbe eccezionalmente seguito Pontida dall’altro lato della provinciale. In bici, e senza nemmeno levarsi il caschetto. Poche ore più tardi, sui social, l’ironia tagliente sul numero delle presenze.

L’ex ministro pubblica la foto presa dall’alto al momento del discorso di Zaia. Tra i commenti al post, compare anche il paragone con l’immediato passato, il pratone del 2019, nello stesso momento (con tanto di bandierone di san Marco.

Le parole

Nessun commento alle immagini. Le uniche parole di corredo sono rivolte a chi dubita della veridicità e della tempistica della foto. «Non vedete il bandierone di Zaia? Scattata quando è intervenuto, cioè nel pieno della manifestazione. L’ho messa apposta come prova provata, sapendo che qualche anima bella avrebbe messo in dubbio l’orario».

Sentenza inappellabile, insomma.

A questo punto, il futuro di Castelli è tutto proiettato all’associazione Autonomia e Libertà. Fondata nel 2020, si appresta a diventare quel «sindacato del Nord» invocato a più riprese dallo stesso ex ministro. Solo lo scorso autunno (dopo la valanga di FdI al Nord e l’arretramento della Lega), lo stesso ex esponente del Carroccio puntava il dito sulla gestione Salvini.

«In questi cinque anni il Nord è rimasto completamente orfano di un dibattito su federalismo e autonomia. Cosa succederà ora? Niente, ci sarà un tentativo di raccogliere voti e firme per fare un congresso che l’establishment leghista respingerà o forse ha già respinto». E allora? «Se la Lega fa i congressi, il mio futuro, e di tante altre persone che la vedono come me, è lì dentro. Altrimenti no. Anche perché se viene respinta ogni possibilità di far sentire la nostra voce, di sicuro c’è una serie di persone con me che intende raccogliere la fiaccola dell’autonomia. Certo è che ci aspetta una lunga traversata nel deserto».

A quanto pare, la lunga traversata annunciata da Castelli, inizierà giovedì o venerdì.

Il tempo di riunire lo stato maggiore autonomista (quello che ha seguito l’ex ministro dentro Autonomia e Libertà e non ha invece abbracciato la causa “bossiana” della corrente leghista Comitato Nord), e lanciare la prima Opa sul futuro del Carroccio.

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