Como: Tangentopoli del fisco
Già restituiti allo Stato 600mila euro

I patteggiamenti dei vari imputati hanno portato a un maxi risarcimento per la Procura. Ma la cifra è sintomatica del livello di corruzione

Ammonta a 584.705 euro la cifra complessiva finora restituita, a titolo di risarcimento danno, allo Stato da parte di corrotti e corruttori dell’inchiesta sulla tangentopoli del fisco. Il dato, elaborato dalla Procura, evidenzia due aspetti clamorosi di una vicenda che ha scoperchiato un sistema di malaffare radicato nel tempo e che coinvolge decine tra professionisti e uomini dello Stato. Il primo aspetto riguarda l’entità dello scandalo, perché quella cifra altro non è che la restituzione delle mazzette girate negli ultimi anni per ungere i meccanismi arrugginiti dell’Agenzia delle entrate di Como.

I risarcimenti

Il secondo aspetto, invece, è più tecnico-giuridico e riguarda una domanda che è sulla bocca di molti comaschi, da quando i vari indagati hanno deciso di patteggiare le loro pene: perché la Procura accetta patteggiamenti a pene tutto sommato non così clamorose, se confrontate con le contestazioni e il numero degli episodi emersi? Il motivo sta proprio in quella cifra: perché tutti quelli che hanno concordato la pena, nessuno escluso, hanno messo mano al portafogli consentendo allo Stato di passare all’incasso, dopo essere stato depauperato da chi cercava sconti indebiti con il fisco.

L’ultimo a chiedere il patteggiamento è il funzionario responsabile del settore successioni dell’Agenzia di viale Cavallotti Roberto Colombo, il quale ha formalizzato una proposta di patteggiamento a 3 anni e 8 mesi restituendo 40mila euro.

Ad oggi le persone finite sotto inchiesta, nell’ambito del fascicolo su cui indagano i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Como, sono 45. Di queste 19 sono state arrestate (sei sono finite in carcere, le altre ai domiciliari). I commercialisti finiti sotto inchiesta sono complessivamente 17, a cui si aggiungono un avvocato e tre fra ragionieri e fiscalisti. Infine anche una decina di imprenditori sono rimasti imbrigliati nelle maglie della giustizia.

Lo stato del fascicolo

Delle 45 persone finite sotto indagine una sola ha ottenuto l’archiviazione delle accuse (perché l’episodio contestato è prescritto), 23 hanno già patteggiato la loro condanna (con pene che vanno da un minimo di 6 mesi per frode fiscale a un massimo di 4 anni e 8 mesi per l’ex dirigente del settore legale dell’Agenzia delle entrate Stefano La Verde e di 4 anni e mezzo per Antonio Pennestrì), per uno la Procura ha chiesto il processo con rito immediato mentre per tutti gli altri si preannuncia, con l’autunno, una possibile richiesta di rinvio a giudizio.

E questo al netto del fatto che l’indagine non è ancora chiusa, visto che l’ultima tranche ha portato a una confessione fiume dell’ennesimo funzionario del fisco arrestato dalla Guardia di finanza per corruzione.

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