Coronavirus a Como: ecco i veri numeri
Meno tamponi e il 20% è positivo

I dati sui test rapidi falsano le statistiche - Cifre preoccupanti se si calcolano solo quelli molecolari - Ieri altre 7 vittime e 141 contagiati nella nostra provincia

Ancora sette decessi e 141 nuovi positivi. Molti degli indici relativi alla pandemia sono in calo, ieri anche i ricoveri nonostante a Como ci sia ancora una dolorosa coda di lutti.

Su 34mila tamponi analizzati ieri in Lombardia 1969 hanno dato esito positivo. I positivi di Como seguono il dato sempre alto di Brescia (+360), di Varese (+213), di Mantova (+158), meno di Monza (+144), a Milano la pandemia in relazione al numero degli abitanti è in raffreddamento.

I decessi, 58, restano in linea con gli ultimi giorni, sono 7 nel comasco che piange dall’inizio di marzo 1593 vittime del virus. Gli ospedali lombardi registrano 65 dimissioni in più rispetto ai pazienti entrati in ospedali. I ricoveri scendono leggermente anche a Como, 231 i malati nella rete dell’Asst Lariana contro i 239 di giovedì. I dati però indicano una discesa più netta da quando vengono conteggiati anche i tamponi rapidi, test che individuano meno positivi rispetto ai tamponi molecolari.

Da pochi giorni a questa parte infatti nelle statistiche figurano anche i tamponi rapidi per la ricerca dell’antigene. Si tratta di test che analizzano solo una parte del virus e non tutto il genoma e che sono ritenuti meno affidabili. Non rilevano tra il 30% e il 15% dei positivi.

Certo questo strumento ha l’indubbio vantaggio di offrire un risultato in pochi minuti senza passare dal laboratorio. Andando però a guardare i risultati dei tamponi molecolari fatti negli ultimi due mesi sul nostro territorio, tra il 20% e il 30% dei test ha dato un esito positivo. Nella stessa tabella fornita dall’Ats Insubria relativa ai tamponi rapidi invece il tasso di positività dei test veloci si aggira tra dicembre e gennaio attorno al 5%, e comunque non sfiora mai il 10%.

Quindi di conseguenza sommando i tamponi molecolari ai tamponi antigenici il tasso di positività complessivo scende. Inizialmente i test rapidi sono stati impiegati dalle autorità sanitarie per fare screening di massa, per esempio nel mondo della scuola, per avere in fretta una fotografia della situazione su una grande fetta della popolazione.

Il loro impiego è partito gradualmente ad ottobre ed è diventato massiccio tra novembre e dicembre. Passate le feste natalizie i test rapidi, pur con alti e bassi, sono aumentati nei numeri. Rappresentano all’incirca un quarto o un quinto del totale dei test fatti. Più l’uso dei tamponi veloci aumenta a discapito di quelli molecolari meno positivi troveremo.

La Regione conteggia i tamponi veloci dal 15 di gennaio. Dal 26 dicembre al 16 gennaio l’andamento dei positivi è sempre aumentato, salvo iniziare a calare proprio da quella data. Nell’ultima settimana in provincia di Como sono stati analizzati 12.756 tamponi totali, nella settimana precedente 11.898, prima 9.495 e tra Santo Stefano e il primo dell’anno 8802. Nelle settimane di novembre erano 21.368, 20.537, 23.355, 22.929. Oggi quindi ne facciamo la metà. Sicuramente perché c’è meno richiesta da parte dei medici, meno persone con sintomi sospetti, il tracciamento però ha anche una valenza preventiva. L’uso dei tamponi per la ricerca dell’antigene non è una scelta della sola Ats Insubria, nemmeno della Regione Lombardia, in Veneto come nel Lazio i test rapidi hanno numeri anche più elevati.

Il rischio però è mostrare un calo, una flessione dei numeri, che in realtà non è nei fatti. Si potrà dire che dopo il tampone rapido si fa la controprova del tampone molecolare. Sì, ma il tampone tradizionale viene fatto solo nel caso in cui il test rapido dà un esito positivo. Peccato che il test rapido generi falsi negativi, dichiara negative persone che in realtà sono contagiose, non trova tutti i positivi insomma.

Quanti? «Ad oggi i dati disponibili sono quelli dichiarati dai produttori – spiega l’Istituto superiore della sanità - 70-86% per la sensibilità e 95-97% per la specificità». Dove per sensibilità s’intende la capacità di individuare i veri casi positivi e per specificità la capacità di individuare i casi negativi. Più si allarga la platea più diventa grande l’errore.

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