Coronavirus: il virologo
«In casa e misurate la febbre
tamponi a tutti? Non adesso»

L’intervista al virologo Burioni pubblicata su Salute&Benessere: «Al momento lo strumento migliore anti contagio è evitare di uscire». «Nella seconda fase sarà fondamentale individuare chi è positivo senza sintomi, per evitare che trasmetta il virus»

Per sconfiggere il maledetto virus la nostra società si affida alla scienza. Archiviati i tempi dei “no vax”, la speranza è che - in attesa del vaccino, per il quale l’attesa sarà lunga - si possano sfruttare dei farmaci già esistenti, pensati per altre malattie ma che si rivelano utili anche nel curare i casi più gravi di polmonite da coronavirus. In tal senso ci sono in campo diverse ipotesi. Si parla molto dell’Avigan, un antivirale prodotto in Giappone, mentre da Napoli sono arrivati i primi riscontri positivi da un medicinale anti artrite. Intanto, ci si chiede se le misure prese finora in Lombardia, con la serrata quasi totale, siano corrette e sufficienti. Ma anche se non sia necessario un maggior ricorso ai tamponi per scovare anche chi è positivo pur in assenza di sintomi.

Sul web si diffondono ogni giorno notizie false. Al virogolo Roberto Burioni chiediamo: ci sono delle concrete speranze per quanto riguarda i farmaci?

Certo che ci sono delle speranze. È molto semplice, esistono alcune prime evidenze aneddotiche per dei possibili farmaci contro il Coronavirus. È successo per esempio con il medicinale anti artrite, i dati preliminari indicano che può essere utile contro la malattia. Però sono, appunto, dati preliminari.

Adesso serve uno studio controllato che dimostri con certezza che il farmaco è valido. Se lo è, allora lo utilizzeremo, altrimenti no. Questa procedura scientifica vale per tutti i farmaci, per tutte le sperimentazioni.

Sono studi e sperimentazioni molto lunghi?

Sì, ma questo genere di novità ha bisogno di rigore e metodo. Non possiamo prendere dei farmaci perché è uscito un nuovo filmato su YouTube o perché qualcuno ha messo in rete un tutorial per fabbricare le medicine in casa. Il mondo scientifico parla attraverso delle prestigiose riviste scientifiche, non con un messaggio su Facebook.

Lei del resto è da tempo il nemico numero uno delle “bufale”...

Non è il mio mestiere, io faccio il virologo. Smentire delle sciocchezze può servire a ribadire dei concetti importanti e credibili. Ma non bisogna rincorrere le cavolate solo per dire che i cretini rimangono cretini.

C’è chi fa notare, per esempio, che non ci sarebbero extracomunitari ammalati?

Ecco, appunto, chissà questa da dove esce. È un altro copia-incolla che gira sui social e su Whatsapp, ci scommetto. No, è falso, ci sono dei malati anche extracomunitari, cinesi e americani a parte. Diciamo in generale che in Lombardia la popolazione di origine non italiana ha un’età media molto più giovane. Quindi può essere lecito immaginare che, pur contagiati, abbiano meno sintomi e meno complicanze. Ma sostenere che gli stranieri non sono toccati dall’epidemia è proprio grossa.

Qualcuno dice che, essendo vaccinati contro la tubercolosi, gli extracomunitari sono immuni

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Allora però dobbiamo andare a studiare altri mille fattori, anche i più improbabili. Ragionando così qualunque cosa è valida. Cerchiamo di stare ai fatti partendo dalle priorità.

Molti esperti evidenziano il possibile ruolo dello smog nella pianura Padana, è falso?

Un conto è correlare statisticamente un fenomeno ad un altro, per dire che esiste una relazione tra due variabili. Un altro conto è dimostrare una causa-effetto. È ben diverso. Per il momento non c’è alcuna evidenza che lega in tal senso lo smog al coronavirus. Magari lo dimostreremo domani, sia chiaro, per ora però nessuno l’ha fatto. Poi è lapalissiano che lo smog fa male, anzi malissimo. Alla nostra salute e a maggior ragione ai nostri polmoni.

Non è ora di fare a tutti il tampone, come sostengono alcuni suoi colleghi, anche agli asintomatici?

La mia posizione è più articolata, nel senso che a mio parere almeno in Lombardia adesso è il momento di stare a casa. Tutti. Punto. L’isolamento è la miglior risposta per bloccare il contagio. Poi i tamponi saranno fondamentali quando dovremo ripartire, quando in una prima fase dovremo uscire dall’epidemia e cercare di conviverci senza ammalarci. In quel momento tracciare tutti, anche chi non ha la tosse e la febbre, sarà cruciale. Perché il virus può essere trasmesso anche da chi inizialmente si sente bene.

Si farà a tutti il tampone prima di uscire di casa?

Per il momento cominciamo tutti a provarci la febbre prima di uscire di casa, se proprio dobbiamo uscire per il lavoro o la spesa. Io lo faccio sempre, tutte le mattine. L’altra sera ero ospite in tv e prima di andarci ho messo il termometro sotto al braccio. Se la febbre arriva a 37,5 o di più occorre chiamare il dottore. Se è a 37 bisogna restare tranquilli sul divano e aspettare controllando se nel tempo cala oppure no.

Abituarsi a vivere così fa male, quanto durerà quest’incubo?

Può chiedermi più facilmente se il prossimo 5 maggio ci sarà il sole oppure se pioverà. L’arrivo del picco del contagio, il calo o la sconfitta definitiva del virus, sono questioni che non è possibile prevedere. Lavoriamo però tutti affinché le cose migliorino più in fretta possibile.

Al San Raffaele di Milano come siete al lavoro?

Abbiamo aperto una nuova terapia intensiva. Sono già entrati i primi sette pazienti, è un passo importante, merito dei professionisti e delle generose donazioni ricevute.

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