Covid, il saturimetro può salvare la vita
I medici: «È importante averlo a casa»

L’apparecchio misura immediatamente la capacità di ossigenazione del sangue. «Capire quando si scende sotto a livelli di allarme è fondamentale»

Un saturimetro in ogni casa e niente antibiotici. Uno dei consigli che più spesso negli ultimi mesi i medici di famiglia stanno suggerendo ai loro assistiti è di comprare un saturimetro da tenere nel cassetto. Secondo le bozze del nuovo protocollo ministeriale per il trattamento dei malati Covid a domicilio non bisogna più fare ricorso agli antibiotci ed è sconsigliato l’uso del cortisone.

«Avere il saturimetro è importante – spiega Gabriele Guanziroli, medico con studio in città – una delle più chiare problematiche create dal virus è la riduzione della capacità di ossigenazione del sangue, importantissima per la salute del nostro organismo. Capire quando si scende sotto a livelli d’allarme è fondamentale».

Come funzione

Ecco allora il perché avere in casa l’apparecchio può essere un valido aiuto. «Il saturimetro è uno strumento molto semplice - prosegue il medico - e oggi al contrario di marzo lo si trova facilmente in farmacia, ma non solo. Non costa molto, 15, 20 euro. Si tratta di un grosso ditale che in automatico, nel giro di pochi secondi, misura l’ossigenazione del sangue ed anche la frequenza cardiaca. Di norma una persona sana ha un’ossigenazione pari a 98, 96. Il valore limite è 90, al di sotto c’è qualcosa che non va e bisogna trovare un rimedio. Poi dipende, il paziente giovane ha migliori risorse rispetto all’anziano patologico, quindi occorre valutare con attenzione caso per caso. Dunque il primo passo da seguire è sempre il solito: comunicare il valore al proprio medico in modo che possa poi dare indicazioni. Telefono, Whatsapp, appuntamento: ogni canale va bene. Abbiate pazienza, rispondiamo sempre».

Quanto ai casi sintomatici da trattare a casa dal mese di marzo fino a ieri i medici prescrivevano di solito in prima battuta il paracetamolo, oppure nel caso l’ibuprofene, per tenere sotto controllo la febbre. Molti davano le vitamine e in particolare la D, alcuni usavano già la profilassi anti trombotica ovvero l’eparina, altri ancora in primavera hanno anche tentato delle cure sperimentali ospedaliere poi scartate dalla ricerca scientifica. Se la febbre si protraeva per giorni e giorni però i medici facevano anche ricorso agli antibiotici e al cortisone.

Adesso no, basta antibiotici e basta cortisone. Lo dice la bozza dei nuovi protocolli ministeriali inviata alle federazioni dei medici.

Sì al paracetamolo

«Bisogna attenersi al paracetamolo per i sintomi febbrili – si legge nei documenti - agli antinfiammatori se il paziente si aggrava e al cortisone, ma nei soli casi in cui serva evitare un’aggressione al sistema immunitario. Non si usino gli antireumatici e gli antibiotici. L’eparina è suggerita per le persone che hanno difficoltà a muoversi».

Federazioni e sindacati dei medici, una categoria oggi oggettivamente sotto pressione da quasi un anno, avanzano perplessità e dubbi lamentando di non essere stati consultati.

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