Domenica di sole, folla in centro
Un’altra giornata quasi senza regole

Strade e piazze prese d’assalto anche ieri - Ristoranti pieni, l’aperitivo si anticipa alle 17 - E il girone pedonale? Forse il prossimo weekend

Non sembra che sia in corso un’emergenza sanitaria, non sembra neppure una domenica di febbraio, di quelle gelide e severe, dove anche quando splende, è un sole freddo. No. Ieri era una giornata quasi primaverile e il centro di Como, come di tutti i capoluoghi italiani in “zona gialla” si è riempito come se non ci fosse un domani. Perché domani, ovvero oggi, si resta in zona gialla, assieme a tutta la Lombardia.

Se fosse stato il contrario, se i ristoranti, ad esempio, fossero stati costretti, per l’ennesima volta, a chiudere al pubblico tornando all’asporto, oggi sarebbero stati presi d’assalto, invece erano “solo” pieni. E anche il traffico ne ha risentito, con gli autosili gia strapieni alle 15.30: Valduce pieni, un posto solo liberto al Centro lago e quattro in via Auguadri. Cosa vogliamo rimproverare ancora a questi comaschi – non ci sono turisti – e a questi lombardi che vengono a passare la domenica sulla sponda del lago e tra le vie dello shopping?

Le mascherine? Le hanno quasi tutti. Importante sottolineare il quasi, perché c’è sempre qualcuno che cammina beatamente a volto scoperto (e oggi spicca quasi come se fosse nudo), senza che nessuno gli dica niente. Ma il grosso dei passanti è schermato. Le distanze? Quello è un altro discorso. Le coppiette camminano a braccetto, probabilmente pensando che, in tutto questo tempo, si sarebbero già infettate. Qualsiasi infettivologo direbbe che non è un ragionamento corretto, ma vaglielo a spiegare a quelle ragazze e a quei ragazzi che raggiungono viale Geno per tenersi per mano e scambiarsi effusioni, in qualche caso mantenendo comunque la mascherina.

Poi ci sono i gruppi di amici, che rispettano il metro rispetto agli sconosciuti, ma non fra conoscenti e, anche in questo caso, un virologo che si rispetti si metterebbe le mani nei capelli, ma, ancora una volta, è impossibile separare a forza le comitive e vai a sapere se si tratta di parenti, amici, semplici conoscenti, amanti o cosa. Assembramenti? Quanto basta e nei soliti luoghi. Affollate le “vasche” del centro, il lungolago, i giardini, la diga foranea (dove è più difficile non incrociarsi), tanta gente a Villa Olmo, ma negli spazi larghi si tende naturalmente a evitare il famigerato assembramento: tanti, ma abbastanza distanziati. Dove le logiche saltano è in piazza Volta, dove sembra obbligatorio, soprattutto per i giovani, dimenticarsi totalmente che, da un anno in qua, la nostra vita è cambiata. Per loro, evidentemente, è cambiato solo l’orario dell’aperitivo, con la chiusura dei bar alle 18.

La maggior parte non si avvicina neppure ai locali, ma si raggruppano tra di loro senza darsi troppa pena. Le mascherine, comunque, anche qui non mancano quasi mai: solo, spesso, finiscono direttamente sotto al mento, raggiungendo il livello di protezione zero.

Negazionisti? No. Menefreghisti? Forse. Pressapochisti, quasi sicuramente. Un anno di prescrizioni discontinue fiaccherebbe chiunque, forse, ma senza imposizioni precise, l’autoregolamentazione non funziona. Basterebbe istituire, come avvenne prima di Natale, sensi unici pedonali e magari limitare l’accesso ad alcune zone. Forse avverrà la prossima settimana, ieri il Comune non ha preso nessun provvedimento per arginare gli affollamenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA