False fatture per le ditte tessili cinesi
A Como il quartier generale degli evasori

La titolare di “Moda Wang” stampava documenti fiscali fittizi per i connazionali - Frode al fisco: in un paio di anni la Guardia di finanza scopre un giro da 2 milioni di euro

Como

Lei non si sa più che fine abbia fatto. Da alcuni anni ha fatto perdere le sue tracce: forse è rientrata in Cina, forse continua a lavorare in Italia sotto un’altra identità. Ciò che è certo, almeno stando alla ricostruzione di Procura e Guardia di finanza, è che per un paio di anni, tra il 2014 e il 2015, dalla sua ditta tessile individuale più che capi d’abbigliamento uscivano centinaia e centinaia di fatture. Tutto fasulle - accusano gli inquirenti - e tutte stampate a decine di imprese gestite da suoi connazionali per consentire loro di frodare il fisco.

Aveva sede nel Comasco il quartier generale delle finte fatture ideate per evadere le tasse. Principale protagonista e indagata è Huinai Wang, nata nello Zhejiang, una provincia cinese a sud di Shangai, nel febbraio del 1987. Quando era poco più che venticinquenne Wang aveva aperto, a Como, una sua società tessile, la “Moda Wang”. Società con un giro d’affari impressionante, stando al fatturato: nel solo 2014 le fiamme gialle ricostruiscono qualcosa come oltre duecento fatture inviate in tutta Italia per una cifra complessiva che sfiorava il milione e 700mila euro. Decisamente un bel business per un’impresa individuale, dove la giovane cittadina cinese lavorava di fatto in solitaria, con un aiutate al massimo.

Le fatture erano poi indirizzate a ditte tessili sempre controllate e gestite da cittadini cinesi. Con sede, in particolare, a Prato (decine di imprenditori cinesi della cittadina toscana sono finiti sotto inchiesta per aver utilizzato fatture per operazioni inesistenti), a Milano, Torino, nella provincia di Napoli, in Sardegna, a Grosseto, in Veneto. Alla fine l’elenco delle persone per le quali la Procura aveva chiesto il processo è arrivato per 35 imputati. La maggior parte di loro - o meglio sarebbe dire gli avvocati della maggior parte di loro, in quanto di imputati in aula non se ne sono visti - si è ritrovata ieri in Tribunale per la prima udienza del processo per questa presunta maxi frode fiscale in salsa agrodolce.

La prima udienza si è giocata tutta sull’onda del tentativo di vari legali di spezzettare in mille rivoli il processo, chiedendo che le accuse mosse agli utilizzatori finali delle fatture fossero giudicate nei tribunali dove hanno - o avevano sede - le società coinvolte. Una mossa che avrebbe permesso, tra l’altro, di prolungare i tempi al punto da arrivare alla prescrizione. Ma il giudice ha respinto le eccezioni di incompetenza territoriale, forse di un pronunciamento della Cassazione secondo cui la sede è quella dell’emissione e non dell’utilizzazione delle fatture. Quindi Como.

Peccato che la principale imputata, Huinai Wang, non sia a processo. Per lei tutto sospeso: è scomparsa, tecnicamente è irreperibile, quindi non può essere giudicata. Per tutti gli altri il processo proseguirà in autunno.

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