«I bus per gli alunni?
Trovare l’equilibrio,
il rischio zero non c’è»

Franco Locatelli: «Rispettare le prescrizioni». Fabrizio Pregliasco: «Rischio basso fino a 15 minuti. Ma bisognerà ricalibrare le misure nel corso dell’anno»

Non è la semplice questione di tornare a sedersi sul banco. Imparare le tabelline, fare le verifiche o i compiti. C’è un valore aggiunto decisivo nella ripresa della didattica in presenza, soprattutto per gli alunni più piccoli.

«La ripresa dell’attività frontale è una priorità per l’intero Paese. Gli studenti devono avere il diritto di poter godere di un anno in cui la didattica frontale abbia un corso regolare. Per l’emergenza, c’è stata la necessità inderogabile di chiudere le scuole. Ora, invece, c’è la necessità di riaprirle: perché le scuole formano non solo conoscenza, ma anche cittadini», è il punto di partenza di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e professore ordinario di Pediatria alla Sapienza di Roma.

Il tema più complesso

Ritornare a scuola, però, non è semplice. «Farle ripartire in sicurezza è un altro grande obiettivo», rileva il medico, e uno dei nodi - anche sanitari, potenzialmente - è la gestione del trasporto pubblico. «Indubbiamente, è il problema più complesso da affrontare - riconosce Locatelli - Rispetto a ciò deve esserci uno sforzo sincrono, coeso e senza contrapposizioni, per contemperare la necessità logistica degli spostamenti e la doverosa tutela della salute di tutti».

Il punto di partenza per tenere insieme le due facce della stessa medaglia, allora, è un denso elenco di prescrizioni cui attenersi e su cui da tempo si confrontano Comitato tecnico scientifico, Inail, governo, Regioni, aziende: «Laddove possibile, e qui subentra il tema della sostenibilità economica, è necessario un aumento delle corse e la riorganizzazione degli orari d’ingresso e uscita. Sui mezzi vanno organizzati percorsi differenziati di salita e discesa e mantenuti in esercizio gli impianti di aerazione ma senza riciclo dell’aria, o con l’apertura dei finestrini per il ricambio. Occorre poi l’igienizzazione puntuale dei mezzi e delle mani, l’assoluto rispetto dell’utilizzo delle mascherine. Va poi ricordato che sono da tutelare anche i lavoratori, per esempio creando barriere fisiche di divisione che permettano di proteggere i conducenti. È uno sforzo complesso, ma a cui si può trovare soluzione», sintetizza Locatelli.

Ma si può alzare l’asticella delle capienze anche all’80%? «La posizione pragmatica del Comitato tecnico scientifico è stata orientata a prendere primariamente in considerazione tutte queste misure: prima mettiamo in atto queste prescrizioni, poi arriviamo alle capienze. È evidente che incrementare le capienze aumenta in parte anche i rischi dell’infezione».

«L’aspetto dei trasporti è un punto nodale dello stress test complessivo che ci attende con la riapertura delle scuole», premette Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ircss Galeazzi di Milano e docente all’Università degli Studi di Milano.

Il “contatto stretto”

«Si considera “contatto stretto” ai fini della trasmissione del virus un arco di tempo di “vicinanza” di 15 minuti: le corse extraurbane hanno durate ben maggiori, quelle urbane in molti casi hanno tempi al di sotto di quella soglia. Sul tema si lavora con la massima precauzione, ma riprendere la didattica è un obbligo istituzionale - prosegue il virologo - Ci sarà una ricalibratura continua all’inizio, un assestamento è fisiologico e inevitabile: è stato così per gli spazi pubblici, penso alle misure messe in campo negli stessi ospedali, ed è stato così anche per le riprese delle attività commerciali, ricordiamoci delle apprensioni che c’erano anche per bere un semplice caffè al bar, gesto che poi è tornato un’abitudine».

La capienza all’80% consente di viaggiare in sicurezza? «Non ci sono dati scientifici certi sulle capienze: il 50% o l’80% sono mediazioni che devono essere guidate da ragionevolezza e spirito d’adattamento - conclude Pregliasco - Occorre contemperare le varie esigenze: ovviamente con minore capienza i rischi si riducono, ma non possiamo certo trasformare i pullman in taxi per poche persone». n 

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