L’assassino di don Roberto dal giudice
Tra un mese l’udienza per l’omicidio

Fissata l’udienza preliminare. In quella sede si saprà se l’imputato dovrà andare a processo - Dal carcere Mahmoudi continua a rifiutare la difesa del suo avvocato. Rischia il carcere a vita

Ora c’è una data segnata sul calendario. Una tappa importantissima per le sorti future dell’assassino di don Roberto Malgesini. Il prossimo 16 giugno Ridha Mahmoudi dovrà comparire davanti a un giudice per l’udienza preliminare in cui sarà chiamato a rispondere dell’accusa di omicidio premeditato. Un’accusa che, se non subirà variazioni in sede di valutazione da parte del giudice delle udienze preliminari, spedirà direttamente l’imputato davanti alla Corte d’Assise, con il rischio concreto - codice alla mano - di una condanna all’ergastolo.

Come si ricorderà da settimane il pubblico ministero, Massimo Astori, ha notificato la richiesta di rinvio a carico del tunisino, 53 anni, di cui oltre la metà vissuti - in buona parte come irregolare - qui in Italia. Nel nostro Paese l’uomo iniziò a lavorare come operaio salvo incappare, quando era in Sicilia, in un infortunio sul lavoro che gli ha causato seri problemi agli occhi. E proprio quelle problematiche di salute sono alla base delle recriminazioni che Mahmoudi ha trasformato in una vera e propria ossessione. Ossessione poi sfociata in una sorta di paranoia - era convinto di essere perseguitato dall’ex prefetto di Como - quindi in propositi di vendetta verso chi (a suo dire) non l’avrebbe aiutato come lui avrebbe voluto. Nella schiera dei nemici anche don Roberto Malgesini, che al contrario di altri si è sempre prodigato per dare una mano a quell’uomo.

Anche la mattina in cui è stato ucciso, mentre Mahmoudi aspettava soltanto il momento opportuno per estrarre il coltello acquistato mesi prima e usarlo contro il prete, don Roberto si era proposto di accompagnarlo in ospedale per una visita medica. Subito dopo aver terminato il giro delle colazioni, tra i senzatetto che vivono in città.

Secondo la Procura non vi è alcun dubbio: si tratta di un omicidio premeditato. E le recenti riforme penali hanno imposto che di fronte alla premeditazione non sia possibile chiedere il rito abbreviato (che consente di ottenere uno sconto di un terzo della pena), ma si può essere giudicati soltanto davanti alla corte d’Assise (con un’altissima probabilità che, in caso di condanna, la pena sia all’ergastolo).

E dopotutto lo stesso Mahmoudi non sta facendo assolutamente nulla per cercare di difendersi. Dopo aver confessato - anzi, quasi rivendicato - l’omicidio di don Roberto, sostenendo di averlo pianificato in anticipo e di averlo deciso dopo che per un paio di giorni aveva dato la caccia ai suoi avvocati che seguivano la causa per una sua possibile espulsione dall’Italia, ora dal carcere continua a rifiutare la difesa d’ufficio. Impedendo però in questo modo all’avvocato di poter cercare un modo per assisterlo al meglio.

Tra un mese il caso finirà davanti al giudice delle udienze preliminari. E non è escluso che già entro il prossimo autunno la tragica morte di don Roberto Malgesini finisca in aula, per il processo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA