Mazzette per le patenti: otto anni
Corruzione, mai una pena così alta

Condannato l’ex direttore della Motorizzazione civile di Como, Antonio Pisoni. In 17 patteggiano: tra loro i responsabili delle scuole guida coinvolte. Tre anni alla Catelli

Una pena così alta per corruzione, a Como, non se la ricorda nessuno.

L’ex direttore della Motorizzazione civile di via Tentorio, Antonio Pisoni, è stato condannato ieri a 8 anni e 10 mesi di carcere per le mazzette chieste per agevolare la concessione di patenti per camion e bus, di patenti nautiche, per le revisioni a mezzi pesanti e pullman oltre a certificati per abilitazioni speciali. Una condanna raggiunta in udienza preliminare e quindi già scontata di un terzo rispetto alla pena calcolata dal giudice. Non solo: perché questa pena va ad aggiungersi ad altri cinque anni di carcere già rimediati da Pisoni in una precedente sentenza, sempre per tangenti ricevute nella sua veste della Motorizzazione.

Condanna anche per Roberta Bernasconi, amministratrice di fatto dell’autoscuola Catelli: 3 anni di carcere per corruzione e associazione a delinquere, in continuazione (cioè in aggiunta) con una pena di 4 anni già patteggiata. A queste condanne si aggiunge un lungo elenco di pene patteggiate da alcuni responsabili di importanti scuole guida comasche, ma anche di camionisti che dietro il pagamento di tangenti hanno potuto ottenere certificazioni indispensabili per il loro lavoro.

Tangenti per 130mila euro

Ieri Pisoni ha anche chiesto di poter parlare, nel corso della sentenza. E, ancora una volta, ha negato categoricamente di aver chiesto o ottenuto soldi dalle autoscuole, e pure di aver falsificato atti d’esame e procedure di revisione. Ha soltanto ammesso di aver favorito, regalandogli di fatto una patente per camionista, un medico suo amico perché (così ha spiegato) in caso di ritiro della licenza di guida per qualunque motivo (ad esempio la guida in stato di ebbrezza) la pratica sarebbe tornata a lui. Agevolando così la possibilità di favorirlo.

La Procura ha contestato a Pisoni mazzette per almeno 130mila euro, più altre utilità come i pieni di benzina pagati dai responsabili delle autoscuole coinvolte, o gli acquisti offerti in un negozio di prodotti tipici calabresi, o il pagamento di fatture per il taglio capelli e pure una cena con famigliari e parenti.

Una pratica, quella di intascare denaro per agevolare autoscuole “amiche”, che secondo l’accusa sarebbe andata avanti per almeno sette anni. Interrotta nel 2017 dopo che la Procura e la squadra di polizia giudiziaria della polstrada di Como si è messa a indagare sulle attività dello stesso Pisoni. Per il quale, tra l’altro, i guai con la giustizia non sono finiti: deve ancora rispondere, tra l’altro, di truffa aggravata ai danni dello Stato, per tutte le volte che ha certificato di essere in missione di servizio quando, in realtà, faceva tutt’altro.

Il pm: «Soddisfatto»

Complessivamente l’inchiesta a portato a mettere sotto accusa ben 150 persone. Il pubblico ministero, Massimo Astori, al termine dell’udienza ha detto di essere «soddisfatto» per la sentenza: «Ringrazio gli uomini della stradale, che dopo avermi aiutato a far pulizia a casa loro hanno dato l’anima in questo procedimento».

© RIPRODUZIONE RISERVATA