«Pandemia, siamo arrivati al picco»
Ci stanno salvando (di nuovo) i vaccini

Covid-19, esperti d’accordo: effetti attutiti dalla copertura vaccinale - Mantovani: «Troppe fake news, negli Usa nessun effetto indesiderato»

Como

Di «acme della quarta ondata» parla Carlo Signorelli , professore lecchese di medicina preventiva e docente al San Raffaele, nonché membro del Cts: «Di solito l’apice si raggiunge tra la decima e la dodicesima settimana dall’inizio dell’ondata per cui potremmo esserci, o essere prossimi a questa vetta - dice Signorelli -. L’unico fattore che potrebbe incidere è la variante Omicron. Se è davvero così contagiosa come sembra e se davvero si diffondesse anche da noi, di sicuro prolungherebbe un po’ di più l’attuale emergenza ma in linea di massina questa ondata sta già avendo i suoi effetti, un po’ più in ritardo rispetto ad altri Paese, ma di fatto la situazione è questa».

La copertura vaccinale

Signorelli si mostra abbastanza rassicurante anche sulla tenuta dello scudo vaccinale: «Avere vaccinato mediamente il 10% in più degli altri Paesi europei ci ha posto nelle condizioni di avere quasi gli stessi contagiati ma molti meno casi gravi, anche se qualcuno lo dobbiamo registrare. In generale il vaccinato con due dosi, con dati dell’Istituto superiore di sanità, ha un rischio di ammalarsi gravemente davvero irrisorio. Quindi probabilisticamente è un rischio molto basso, anche se non nullo. Credo che questo sia il motivo per cui gli ospedali non sono in sofferenza e per cui l’Italia, pur avendo lo stesso numero di contagiati di altri Paesi in rapporto alla popolazione, può vederne l’evoluzione con una relativa tranquillità».

Moderato ottimismo anche in merito all’ultima variante: «La Omicron? È più contagiosa della Delta ma non più grave. Se non riserverà incognite ancora più negative non mi attendo alcuna sorpresa. Soprattutto, quel che a noi interessa di più, è il fatto che anche questa variante risponde alle vaccinazioni”.

Rassicuranti, sul fronte della campagna vaccinale che come arci noto coinvolge ora anche i più piccoli, le parole del direttore scientifico dell’Istituto Humanitas Alberto Mantovani : «Il vaccino anti Covid non è sperimentale: ha seguito un iter autorizzativo e peraltro è stato somministrato ormai a più di 4 miliardi di persone nel mondo, tra cui decine di milioni di bambini, pre adolescenti e adolescenti. Negli Stati Uniti, più di due milioni di bambini tra i 5 e gli 11 anni hanno già completato il ciclo vaccinale: non si sono viste significative manifestazioni avverse e non si sono registrate miocarditi, uno degli argomenti più discussi. Un’altra preoccupazione che circola è legata a un possibile rischio di sterilità: i dati, ormai anche a distanza di un anno, mostrano che non è emerso alcun fondamento».

Le modificazioni genetiche?

Sulle ipotetiche modificazioni genetiche dovute a un vaccino a mRna – prosegue Mantovani - «va spiegato che tutte le volte che si ha un’infezione virale, dall’influenza alla diarrea, le cellule si “riempiono” di mRna virale di tutti i tipi e non c’è alcuna modificazione genetica».

E ancora: «I dati di efficacia del vaccino sono molto chiari: sia nell’adulto sia nel bambino prevengono la malattia in forma grave, ciò che più preoccupa, ed evitare l’ospedalizzazione è fondamentale per l’individuo e per il sistema sanitario nel suo complesso: questi vaccini funzionano meno bene, ma comunque funzionano, nel prevenire la trasmissione del virus. Anche altri vaccini in passato sono stati oggetto di fake news, di grandi bugie. Ma il rapporto tra rischi e benefici è veramente sempre a favore dei vaccini».

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